L’acero era nato dove, da piccolo seme alato, era caduto. Era cresciuto e dialogava a modo suo con chi lo poteva ascoltare e capire. Conosceva direttamente ciò che lo circondava, aveva un’idea generale della realtà ma non sapeva nulla di quello che sarebbe avvenuto, della morte per nuove cementificazioni che lo aspettava, e del resto non si era mai mosso dopo il primo volo alato. Era quasi certo di aver sparso nel mondo alcuni suoi figli, nessuno gli aveva mai confermato questa sua supposizione e in fondo non contava nulla. Aveva avuto la sua occasione, non a tutti era stata concessa.
L’ape operaia non sapeva di essere per certi aspetti simile ad una suora, di quelle che vanno nel mondo e non si chiudono in clausura. Avrebbe avuto circa sei settimane di vita, se tutto fosse andato avanti senza imprevisti, e di settimane ne aveva vissute già quattro. Un po' di sabbia raccolta lungo il suo percorso dal vento cadde sulle foglie dell’acero di quasi fine estate mentre, vicino, l’ape stava volando per tornare al suo alveare. Le cose avvengono, poche le conosco e di ancor meno ne so spiegare il perché. Ciao Viz.
Silvano C.©
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