Un fatto

In gennaio vennero 4 giorni che sembravano primavera, passarono in fretta, vennero dimenticati da tutti, o quasi. In uno di quei giorni, esattamente il primo, non capitò nulla di memorabile tranne che per qualcuno che viveva nella casa in fondo al vicolo, l’ultima prima del muro che lo chiudeva. Vi abitavano 6 famiglie, 2 per ogni piano, una per ognuno degli appartamenti identici o speculari agli altri. Ingresso a corridoio, cucina, soggiorno, bagno e 3 camere da letto. 92 metri quadrati precisi. Famiglie relativamente numerose, in tutto 40 persone giuste giuste. 40 non è divisibile per 6, quindi le famiglie non avevano lo stesso numero di membri. Non è divisibile neppure per 3, quindi neppure su ogni piano abitava lo stesso numero di inquilini. In una delle due famiglie del secondo piano formata da 2 genitori, 2 nonni e 4 figli quel giorno di gennaio il maggiore dei figli, tornando a casa, scivolò su una lastra di ghiaccio che si era formata sul lato in ombra del vicolo. Scivolò, per proteggersi nella caduta mise le mani in avanti e si procurò una slogatura del polso. Ecco, tutto qui. Le informazioni in mio possesso sono queste. Non so nulla di quelle famiglie, non conosco il nome del vicolo né della città, so che è successo ma solo questo. Non posso neppure portare prove a conferma, occorre fidarsi di quanto riferisco. Non ho il potere di cambiare la vita di nessuno, quello che avviene avviene e basta, non ne conosco il perché. Mi riempio momentaneamente la testa di particolari a volte insignificanti e li dimentico subito altrimenti diventerei un inutile elenco telefonico enciclopedico con continui supplementi di aggiornamento senza nuove edizioni ma solo con ampliamenti. Questo è il senso di ogni cosa? In alcuni momenti di crisi tendo a pensarlo. Forse è meglio scordare tutto, no Viz?

                                                                                                     Silvano C.©   
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