Nulla più dell’attività
che richiede l’uso delle mani permette alla mente di navigare libera su oceani
di porte che si aprono e si chiudono, di persone che pensano di contare e non
contano nulla, di visi amati e mai dimenticati, di opportunità perdute perché se
ne sono scelte altre, di terremoti passati e futuri, di tombe a loro modo belle
perché testimoniano che dopo la morte non tutto si conclude ma resta
gratitudine e rimembranza a sua misura eterna, di rocce in bilico pronte a
cadere facendo danni o aprendo nuovi percorsi, di enormi lavori intrapresi per
un capriccio o uno squallido interesse e abbandonati dopo enormi spese al
degrado e alla vergogna, di gatte che miagolano cercando attenzione, di amici
veri e falsi, di chi sostiene di conoscere qualcun altro e di chi, invece, qualcun
altro lo conosce veramente ma non sente il bisogno di pubblicarlo su un
giornale o di dirlo pubblicamente. Il lavoro dell’imbianchino, ad esempio, nei
momenti ripetitivi lascia i pensieri senza cancelli, allo stato brado. Ben diverso
è studiare un testo d’arte, leggere un romanzo, assistere a un film o seguire una
discussione. In questo secondo caso la concentrazione è necessaria, occorre
capire il senso, si deve affrontare un compito, seppur piacevole magari, ma si
tratta sempre di un dovere non di una libertà. E intanto, lo ammetto, ne so e
ne capisco sempre meno esattamente su tutto. E mi fido poco delle mie
intuizioni, falsate dall’età e dalla nostalgia, legate a ciò che è stato e che
il futuro, forse, ignorerà. Ciao Viz. Sono in attesa, come molti.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun
problema se si cita la fonte, grazie)
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