Raccontami ancora della
piccola e nobile città dove sei nata, delle prime esperienze con due oche che
vedesti da piccole e poi crebbero tanto, degli scherzi ai passanti dal balcone
sulla via, della grande camera dove potevi girare in bicicletta, del
torrentello, del ponte Gobbo, dei viaggi e di come iniziasti a vedere la
Francia prima di me, delle tue fantasie e di tutto quello che dovesti subire,
dei sogni e delle delusioni, di come superasti gli ostacoli, del bisogno di allontanarti
dai vincoli di famiglia che ti andavano stretti. Raccontami di tutto. Raccontami
ancora, vieni a trovarmi quando è giusto, riportami sui tuoi passi che i miei
mi hanno stancato, li ricordo ma un po' vorrei scordarli. Perdonami ancora, ne
ho bisogno. Dimmi di cosa facesti in quei giorni, dei pochi legami che riuscisti a
mantenere nei tuoi troppi traslochi, di una vita che io, prima, non ho conosciuto
ma posso soltanto vedere con i tuoi occhi e attraverso le tue parole. Le fotografie
di quegli anni aiutano, certo, ma mi fanno male perché non c’ero e sono pure
geloso di questa situazione assurda. Avrei voluto esserci, ma allora forse
neppure mi avresti visto; sono stupido adesso ma a quel tempo lo ero molto di
più, una frana umana continua, una successione di cose sbagliate al momento
sbagliato, anche se probabilmente non è così, sicuramente esagero, qualcosa di
giusto credo di averlo fatto pure io, tra le altre cose. Mi manchi da morire,
tutto qui. Tu Viz queste cose già le sai .
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun
problema se si cita la fonte, grazie)
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