giovedì 17 febbraio 2022

La vera storia di Orville

Non amo perdere la memoria delle persone e delle cose. La vivo come una sconfitta irreparabile. Ogni parte seppur minima di quanto ho vissuto personalmente e di quanto ho vissuto nelle parole di chi mi ha raccontato qualcosa deve restare. So che non posso competere col Tempo e con la Signora, loro vinceranno sempre, ma intanto resisto e testimonio.

Ieri pensavo a Orville e a te che me ne parlavi. Poi mi sono chiesto come sia possibile non avere altre informazioni e alla fine ho fatto una telefonata. Ho trovato esattamente quanto cercavo e ho avuto accesso anche a due immagini d’epoca, che resteranno da ora in poi nei miei archivi personali aperti a pochissime e selezionate persone, quindi la riservatezza è garantita.

La storia nota di Orville inizia in una piazza, una grande piazza. Viene vinta come premio quando ancora è un pulcino assieme ad un fratello (pure io in quella piazza negli anni ottanta ho giocato ad una pesca di beneficenza ed ho vinto un pulcino, subito ceduto). Orville e il fratello capitano con la persona giusta, che possiede una casa da contadini in campagna quindi possono crescere nel luogo più adatto a loro. 

Lei viene chiamata Orville nella convinzione che sia un maschio, e il nome è quello dell’albatro Orville del film Bianca e Bernie. L’altro pulcino viene chiamato Evinrude, nella convinzione che sia una femmina e ricorda la libellula del film. La realtà è comicamente diversa. Orville si rivela essere una gallina ed Evinrude un galletto. Evinrude non ha vita lunga, muore abbastanza presto. Orville invece cresce, è una bella gallina dalle piume rossicce e depone tante uova. Alleva i suoi pulcini e vive come meglio non potrebbe, razzolando e becchettando libera in campagna. Viene protetta e l’ordine tassativo che tutti ricevono è di non farle fare la fine alla quale tutte o quasi le galline sono destinate. Vive a lungo e muore quando arriva il suo momento, di vecchiaia. So di essere stupido, ma la cosa ora mi commuove. Ciao, Viz.  

                                                                          Silvano C.©  

    (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

 

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