So che mi osserva ma non immagino con quale espressione. So che si tratta di cose non vere, non provate, indimostrabili. A volte penso alla strana festa che può essere il funerale. Non cerco il macabro, non mi serve, ma la Signora mi sta vicina e mi fa associare le idee così. Definirla festa strana non so se sia corretto ma è pur sempre l’occasione di un pranzo o di una cena con qualcuno che non si vede da tempo, per me è successo. Sembra che chi se n’è appena andato sia ancora presente e in qualche modo sia nelle parole e negli stessi gesti di chi partecipa. Anche questo l’ho vissuto. Talvolta si fa musica, perché così avrebbe fatto piacere, lo si deve e ho partecipato a funzioni simili. Sarà sbagliato ma capita anche di sorridere. Non c’è allegria e si sorride, pure questo ho visto e anch’io ho sorriso.
La Signora forse partecipa senza essere coinvolta, quasi per dovere, o forse invece si fa carico del dolore che procura o che aiuta a ridurre. E penso alle volte che ho pianto per il motivo sbagliato, per interposta ragione. Non sempre ho pianto veramente ma mi ci sono avvicinato. E farlo per un piccolo urto dell’auto contro un grosso vaso, per un foro non voluto in una vaschetta del bagno o per un pettine di corno caduto e in parte spezzato è stupido, sbagliato, ma il motivo vero era un altro. Anche quando ho voluto fermare per sempre il tuo orologio, esattamente quello, ed ho avuto paura di averlo rovinato mi sarei messo a piangere, e non per l’orologio, lo sai. Ciao, Viz. Salutami la Signora.
Silvano C.©
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