Ho letto recentemente che
solitamente sono gli uomini che scrivono, che hanno ansia di farsi leggere, che
desiderano pubblicare e quindi cercano in tutti i modi di farsi conoscere per
emergere dalla massa anonima di scrittori spesso senza talento o senza tecnica
o senza cose da dire. Sempre nello stesso articolo si spiega che sono
solitamente le donne le lettrici più solide, più fedeli a questa seconda
modalità di comunicazione, più ricettiva.
Ovviamente con mille
eccezioni, perché di donne che scrivono e pure bene, ce ne sono tante, e molti
uomini non hanno alcuna intenzione di scrivere o di diventare scrittori e
preferiscono leggere.
Se guardo la mia biblioteca
tuttavia una prima conferma empirica arriva subito. Gli autori sono di gran
lunga più numerosi delle autrici, ed io, sinceramente, sono sempre più
frequentemente attratto da queste ultime. Posso fare un brevissimo elenco delle
autrici che ho letto recentemente, o che ho ascoltato in un audiolibro, magari
con la loro stessa voce. Voglio farlo, per dire grazie a queste donne, che mi
hanno emozionato ognuna in modo diverso, toccando chi una corda chi l’altra
della mia rete mentale, e completandosi in qualche modo a vicenda, a volte
contraddittoriamente, ma sempre arrivando al punto di essere parte di una voce
corale. Michela Marzano mi ha colpito appena l’ho vista in televisione, seria,
preparata, impegnata, con una vita a cavallo tra Italia e Francia, una
posizione importante, ed una apertura mentale che mi ha aiutato. “Volevo essere
una farfalla” l’ho centellinato, come si fa con un liquore prezioso e
invecchiato. Non potevo leggere troppe pagine, ma dovevo fermarmi, rileggere,
pensare, chiudere il libro e riprenderlo ore dopo, o il giorno dopo. Il suo
ultimo lavoro poi mi ha sciolto, letteralmente. “L’amore è tutto”, letto da
lei, dalla sua voce imperfetta e non da attrice mi ha accompagnato per i
giorni che è durata la sua lettura,
mentre vagavo, passeggiavo, ma mi sembrava di avere accanto un’amica che mi
parlava.
Elena Bibolotti invece ha
pubblicato un solo libro, sino ad ora: “Justine 2.0 il cuore è soltanto un
muscolo”. L’ho letto dopo averlo ordinato, perché non ha una diffusione facile
su tutto il nostro territorio, ed ho avuto conferma di quello che già sapevo
per seguirla da tempo in rete, dopo averle invidiato la facilità di scrivere,
di essere diretta e onesta con le sue e le altrui debolezze. Personaggio
interessante, quello di Justine, con forza vitale e capacità di alzarsi dopo
essersi abbassato, autocommiserazione zero, paura di sbagliare nemmeno. Del
resto la vita è errore, e giudicare lo stile di vita altrui è l’ultima cosa che
mi interessa, anzi, ammiro chi sa osare e arrivare dove io non arriverò mai.
Molti mesi fa ho letto
“Lucrezia Borgia”, di Maria Bellonci, colpevolmente tardi, nella vita, essendo
ferrarese di nascita, e forse di indole, ma alla fine l’ho letto. E mi ha
segnato, mi ha fatto scoprire un mondo che avevo solo intuito, un periodo
storico fondamentale per Ferrara, un’umanità che non conoscevo e, allo stesso
tempo, la durezza del potere, uguale forse in tutti i tempi.
Di Alicia Giménez - Bartlett
credo di aver letto tutto, mi piace l’ispettore Petra Delicado, ma mi sono
piaciuti di più i non polizieschi, come “Segreta Penelope” o “Dove nessuno ti
troverà”. Trovare un romanzo scritto da una penna nota mi fa lo stesso effetto
di ritrovare un amico. Mi rende più facile entrare in sintonia, mi spiana la
strada, mi rilassa.
Di Chiara Gamberale ho letto
“Le luci nelle case degli altri”,
“Quattro etti d'amore, grazie” e “Una passione sinistra”. Mi sono
immerso nelle vite di tutti i giorni, reali o immaginarie, ho sbirciato nelle
vite di altre persone, ho fatto il voyeur, ho aggiunto mie fantasie, ma ho
ritrovato una normalità diffusa, una diversità che si annulla nel
riconoscimento della diversità stessa.
Anaïs Nin l’ho letta invece
tantissimo tempo fa, quando ero stanco di una visione dell’erotismo solo al
maschile, ed ora forse dovrei rileggerla. Mi ha lasciato una impressione forte,
dentro, di complicità condivisa, di sessualità che passa per la testa prima ancora
che per il corpo.
E poi ho letto, oppure ho
ascoltato: Cristina Comencini, Eva Cantarella, Amara Lakhous, Mariolina
Venezia, per restare nel passato prossimo, e mi fermo.
Sono un lettore irregolare e impulsivo, ma ho capito che le
donne scrivono troppo poco, ancora.
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
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