venerdì 6 settembre 2013

Una edicolante

Ricordo un’edicola, in una città della quale taccio perché questo mio breve scritto si può certamente generalizzare, gestita da una tranquilla signora, madre di due bei bambini, la domenica in chiesa, a volte sostituta dal marito nella vendita di giornali e riviste. Il periodo al quale mi riferisco non è troppo lontano nel tempo, ma parliamo di altre modalità e tipologie di offerte rispetto ad oggi. Allora non c’erano neppure i “Gratta e vinci”, mi pare.
Su un lato di questa edicola c’era una ricca offerta di pornografia, dalle cassette VHS ai libri e libretti, dalle riviste patinate famose a quelle più volgari piene solo di immagini in primo piano. A volte mi capitava di guardare questa esposizione, lo confesso, e talvolta pure di comprare qualcosa, sentendomi in colpa, depravato e complessato. Non posso mentire sulla mia natura sino a negare certi miei impulsi, e non voglio neppure accusare o giudicare gli altri senza ammettere le mie colpe o le mie debolezze.
Quello che mi chiedo ormai da moltissimi anni tuttavia è come potesse questa signora timorata e distinta vendere certe pubblicazioni non sentendosi in colpa, ammesso che fosse così, a uomini giovani o maturi, assecondando perversioni o dipendenza, immaturità o piccoli squallori personali.
Eppure, guardandola, ispirava idea di serietà e distacco, di una persona in pace col mondo, che svolgeva un lavoro come un altro. Ma forse sono solo io che vaneggio un mondo diverso, meno ipocrita.

                                                                               Silvano C.©


( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

2 commenti:

  1. Credo che gli edicolanti abbiano doveri verso le case editrici, e le case editrici pubblicano qualsiasi cosa sia 'vendibile'.
    Se l'edicolante dava un'immagine timorosa e distinta sicuramente era libera da sensi di colpa non avendo mai venduto a minori materiale vietato alla minore età.

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    Risposte
    1. io penso al barista che serve da bere all'adulto etilico, al gestore di slot che fa giocare adulti dipendenti, al commercialista che consiglia metodi legali per non far pagare le tasse ai ricchi, ed a mille altre cose legali ma disutibili. un pò di senso di colpa, se non viene, è brutto segno. una cosa che si può vendere non è detto che sia priva di controindicazioni. e non si deve vendere solo per far soldi, perchè se fosse esclusivamente quello lo scopo, e non quello di dare pure un pur che minimo servizio ai clienti, il mio giudizio non potrebbe che essere del tutto negativo. qui si parla di deontologia, credo.
      http://it.wikipedia.org/wiki/Deontologia
      Silvano C.

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