Noi, che dopo Carpi e Ferrara, vedemmo Berlino, rimanemmo
colpiti dalle piste ciclabili e dalle biciclette di quella città da poco
riunificata. Ora chissà cosa è mutato, non lo so, e credo che non avrò
l’occasione di verificarlo coi miei occhi. Senza di te sarebbe diverso, e la
cosa non mi piace. Le piste ciclabili erano perentorie, rispettate perché lo
imponeva non solo il codice locale ma la semplice prudenza. Un avventato pedone
che avesse attraversato quelle piste senza rispettare linee, passaggi indicati
e semafori sarebbe stato quasi certamente investito e sbattuto a terra
dolorante dal ciclista di passaggio consapevole del proprio diritto e incurante
degli effetti che la sua determinazione avrebbe procurato. Ecco, sul fatto che
non si rifletta sugli effetti del rispetto delle regole, non sempre giuste, si
potrebbe approfondire, ma non ne ho il desiderio, qui, mi porterebbe fuori
tema. L’altro aspetto che ci colpì fu il fatto che i berlinesi utilizzavano
biciclette col sellino più alto di quelle alle quali eravamo abituati, e che
impedivano loro di arrivare coi piedi a terra ma di arrivare giusto e soltanto
ai pedali. Ben diverso dal modo abbastanza comune emiliano di andare in giro,
almeno a quei tempi, col culo quasi a terra e con le ginocchia costrette ad
alzarsi per poter seguire la corsa dei pedali. Berlinesi in bicicletta col culo
alto insomma, cosa che poi, col tempo, iniziammo a vedere pure nelle nostre
zone, anche se mai a quei livelli di perfezione. Ciao Viz. Sai benissimo cosa
notavo con maggior interesse a Berlino vedendo i ciclisti locali, se le piste o
i culi.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la
fonte, grazie)
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