Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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Se poi trovo altri illuminati come me, che hanno capito come stanno le cose, come gira il mondo e chi lo controlla, allora so di avere certamente ragione, e il resto è spazzatura. Non posso sbagliare, è così, e nessuno è in grado di convincermi del contrario.
Nessuno, certo, a parte qualcuno di imprevisto e inatteso, fuori dagli schemi precisi e inattaccabili, arrivato da dove non mi aspettavo, forse per una mia distrazione o curiosità o strana coincidenza o successione di eventi casuali. E quella persona con tale potere magari è pure debole, piccola, fragile e piena di insicurezze, ma arriva con la forza dell’amore. Sorridi, Viz. A me piacciono le storie e invidio chi sa raccontarle, chi le recita da affabulatore capace di catalizzare chi lo ascolta. E tu continua a sorridere delle mie stupidaggini.
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Antipasti – Insalata primavera con asparagi, speck cotto dell’Alto Adige con uova cremose in salsa bolzanina.
Primi – Risotto Carnaroli con asparagi e zenzero.
Mezzelune ripiene di branzino e mazzancolle e lime.
Secondi – Capretto al forno con rotolini di asparagi verdi e patate al forno.
Dolci – Colomba pasquale con salsa alla vaniglia e gelato con limone e salvia.
Commenti sintetici. Ma perché parlare di antipasti se è un solo antipasto, e lo stesso per i secondi e i dolci? Ma perché su cinque piatti in tre di questi ci sono asparagi? Se a me personalmente non piacciono gli asparagi cosa mangio, visto che la scelta che rimane non è particolarmente ampia?
Sorridi, Viz. A te gli asparagi sono sempre piaciuti, ma sai che non a tutti sono graditi. In ogni caso, se ti liberi, ci andiamo assieme.
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Dare per scontati i sentimenti per gli altri e poi stupirsi di essere fraintesi, non capiti nelle reali intenzioni.
Volontà di riserbo anche quando non sarebbe necessario, anzi, col rischio di essere fraintesi.
Non riuscire mai a capire sino in fondo il significato dell’amicizia, dell’amore.
Non ci possono essere scuse da invocare a difesa perché i segnali non sono stati rari.
Le frasi esplicite sono arrivate, le parole difficili, le opinioni espresse come sentenze, dolorose e necessarie.
Se mi penso positivo lo so. Se mi penso uno stronzo lo sono. Se mi immagino diverso divento diverso, e la mia immagine nei pensieri altrui sarà sempre sfuggente, mai del tutto comprensibile. Ogni volta che si parla si aggiunge un mattone alla costruzione che si innalza, si allarga, cede in un punto, diventa più solida in un altro.
Anni fa, a Cassana, un amico viveva nella casa che i suoi avevano costruito stanza dopo stanza, probabilmente senza un progetto iniziale, solo seguendo le disponibilità finanziarie e le esigenze che pian piano mutavano. Finì che il padre poi comprò una villa quasi in stato di abbandono con un piccolo parco, la sistemò e per un po' fu la loro casa di famiglia, anche se la famiglia era ormai divisa. Poi il tracollo, il fallimento, la rovina del padre e la villa all’asta, recuperata solo in parte e con enorme fatica dal figlio.
Non so perché ora ricordi quella villa che pure tu hai conosciuto, faceva parte del mio passato che è divenuto anche il tuo. Non so cosa intendevo farti arrivare dove non sei. Una viola. Ciao, Viz.
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Aspetto che il frutto maturi e poi rimpiango il fiore che ormai non vedrò più. Quando era il tempo giusto ne ho solo annusato il profumo o ne ho ammirato lo splendore.
Rispetto il fiore, pur guardandolo senza fingere di non farlo, so che io non ne sono degno, sono troppo lontano dall’ideale che rappresenta, sono venale e volgare.
Non colgo il frutto, non me lo merito, mi sembrerebbe di portarlo via senza diritti, penso che non sia mio. Neppure pagandolo o chiedendo se non interessi ad altri.
Potrei, con altro atteggiamento, diversa formazione e cultura, oltre ad altre possibilità personali, raccogliere tutti i fiori, tutti quelli che posso ovunque li veda, e poi fare lo stesso con i frutti, ogni genere di frutto ritenga pieno di sapore e di gusto, e non essere mai soddisfatto pienamente della mia incetta continua, in ogni stagione dell’anno, sino all’ultima.
La vita è una successione di scelte, e a volte siamo noi ad essere scelti. Ciao, Viz.
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Alcuni piatti che ancora di tanto in tanto cucino mi riportano mia nonna, mia madre, alcuni amici d’infanzia, le suore dell’asilo di quando ero piccolissimo, e mi ridanno alcuni momenti importanti con te. Ricordo un periodo non particolarmente felice dei miei primi mesi a Trento, quando vivevo in una camera in affitto senza possibilità di cucinare nulla. Praticamente durante la settimana uscivo al massimo un paio di volte in pizzeria o in un ristorante abbastanza economico, non potevo permettermi di più, e per il resto andavo avanti a panini con affettati e formaggi, oltre alla frutta. A volte iniziavo a uscire con nuovi conoscenti ancora non amici, persone che avrei perso di vista molto velocemente ma che in quel periodo mi aiutavano a socializzare. Una sera venni invitato ad andare a cena in un posto poco fuori città, noto per i suoi taglieri di formaggi e affettati. Non dissi nulla, ovviamente, e fu una serata piacevole per il resto, in più allietata da un vicino di tavolata, tedesco molto allegro e quasi ubriaco, che mi inondò di birra facendomi cadere addosso il suo boccale quasi pieno. Una vita fa, storie messe da parte, patrimonio immateriale di ciò che fui e sono. Se potessi, oggi o quando vuoi, ti preparerei un piatto di orzetto ma cucinato bene, e basta con i taglieri di affettati con speck, formaggi e sottaceti. Ciao, Viz.
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Da bambino sapevo dell’esistenza del telefono, ma non ne ho mai avuto uno in casa. Non nella prima e nemmeno nella seconda. Solo nella terza, dopo il secondo trasloco, quella dove i miei abitavano ancora quando ci conoscemmo. Il frigorifero ed il televisore i miei li comprarono che avevo già compiuto 10 anni. Il primo bagno degno di questo nome, con vasca ed acqua calda corrente arrivò che già andavo al liceo, e così la prima lavatrice. Malgrado questo sono sopravvissuto. Le prime vere cure dentistiche le feci tardissimo, col primo lavoro, e ne avevo bisogno. Sino a quel momento era normale andare dal medico di famiglia per togliere i denti, se facevano male, il dentista non sapevo che esistesse, poi ho capito che costava, e tanto. Non per tutti era così, ma per me lo era, e con nostro figlio abbiamo iniziato da subito a curare anche i denti. In quei tempi non invidiavo chi aveva l’auto, viveva in modo più comodo, aveva cose che io mi sognavo, mi aspettavo però che col tempo pure io le avrei avute. Ero spesso nelle case più belle degli altri, alcuni l’avevano come la mia, nessuno peggiore. Anche libri in casa allora non ne avevamo. Solo fumetti, fotoromanzi, fantascienza e poco altro, i miei primi libri furono comunque i testi scolastici. Adesso possiedo una disordinata biblioteca. Forse da questo inizio derivano nostalgie e desiderio di avere, invidia e una sorta di senso d’inferiorità mai del tutto superati. Mio padre, vissuto in una famiglia poverissima e molto numerosa, viveva col desiderio del molto, non della qualità. Se fosse entrato in un ristorante stellato dove servono degustazioni con porzioni microscopiche credo che avrebbe piantato una grana. E ricordo anche anni nei quali la mia famiglia fu, a suo modo, felice, senza evidenti scontri interni. Poi le cose precipitarono e io ne fui testimone, vittima e colpevole di omissione. La situazione tuttavia superava le mie possibilità, o almeno così pensavo. Tu mi conoscesti in questa fase. Avevo superato da poco il momento nel quale avevo preso la decisione e intendevo realizzare qualcosa, non solo sopravvivere. Già da alcuni anni avevo iniziato a chiedere, a chiedere, a chiedere ancora superando la timidezza e fregandomene delle risposte negative. Chi non era disposto a concedermi alcune cose che mi interessavano non meritava il mio interesse, inutile curarmi del loro giudizio, chissenefrega. Del resto erano pure gli altri a manifestare disinteresse nei miei confronti, o interesse peloso, quindi la selezione ci stava perfettamente. È stata una vera liberazione, faticosa ma necessaria. Ed ora? Bella domanda, ora lascio andare, ora sono arrivato a un punto che anni fa non pensavo neppure ipotizzabile. E il significato di ogni cosa mi cambia sotto i piedi, tra le mani, nei progetti. Ciao, Viz.
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I miei nonni non vennero, i miei genitori sì. Fu una bella giornata però, e i miei nonni li vidi pochissimo dopo. E fu anche un periodo triste, perché mio nonno poco dopo venne ricoverato e morì. La vita non va mai come vorrei, quindi dovrei accettare quello che mi regala e che mi ruba.
Utilizzavo ancora la mia fotocamera un po' troppo elementare, la reflex arrivò solo alcuni mesi più tardi. E il primo viaggio con quella reflex fu a Bergamo, nella città alta. Mi ricordo pochissimo, troppo tempo è passato da allora.
L’olio di oliva sardo può avere un sentore molto pronunciato, un sapore forte, un colore verde intenso. E il vino sardo va rispettato, non se ne dovrebbe mai bere più di un bicchiere a pasto. L’ospitalità sarda nei confronti degli ospiti è quasi incredibile.
Qualcuno ci rubò il riso, qualcun altro ci fece foto e poi riutilizzò lo stesso rullino ottenendo sovrapposizioni di immagini irripetibili. Alcuni, troppi, nel frattempo sono mancati.
Quell’agritur l’ho voluto rivedere durante il periodo pasquale pochi anni fa. Non mi sembra che fosse rimasto nulla dei nostri tempi, è stata una delusione. Mai tornare dove ci si è trovati bene molti anni dopo, quasi certamente non sarà come allora.
Vorrei lasciar dire anche a te qualcosa. Ciao, Viz.
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La polvere si accumula lentamente, quindi serve non mettere gli occhiali. Se la vista arriva in ogni angolo e sa mettere a fuoco perfettamente sopra un ripiano o tra i soprammobili allora non ci si salva. La sola via praticabile è aspettare che la vista cali con gli anni, e poi rifiutare appena si può l’uso degli occhiali. Altre strategie di sopravvivenza consistono nel facilitare il lento degrado di altri sensi oltre alla vista. Ad esempio accettare con gioia la crescente sordità che non isola dal mondo ma semplicemente permette, chiudendo le porte di casa quando si desidera farlo, di lasciar fuori schiamazzi in strada e televisori ad alto volume dei vicini. Similmente la memoria, anzi, massimamente la memoria. Ieri pensavo a quella mitizzata relativa ai pesci rossi (rossi poi, chissà perché?) e concludevo che la sua perdita non deve necessariamente essere una faccenda negativa. Perdere un dolore non è negativo, e quando il ricordo evoca il dolore meglio poterlo evitare. Però sino a quel punto non mi sembra giusto, lo devo a tante persone il soffrire un po' oggi, e non per un gusto masochista mai avuto, solo per loro rispetto, come l’altra faccia spiacevole di una bellissima esperienza e percorso di vita. Sarò forte con le mie debolezze, e magari pure viceversa, se riuscirò mai a capirlo. Ciao Viz, è così.
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