La sala non è grande e tutto mi sembra bianco, solo la mia
valigetta è nera, ma è quella degli attrezzi, incongrua in un ricovero
ospedaliero. Le lenzuola sono fresche di bucato e confondo il reale col sogno.
Poi altri particolari vengono non per mettermi agitazione, non per portare
paura, e mi sembra di vedere il tuo viso. Il resto che adesso vorrei dirti non
lo so più rintracciare, devo limitarmi a questo. Sapendo che porta qualcosa di
bello però mi va di fissarlo. E dove mai c’è bellezza o piacere in un ospedale,
in un ricovero? Mistero, fitto. E sono ore che rimando per mettere a fuoco, che
tento di ritrovare la strada per quella situazione che si confonde e diventa
sempre più assurda. Nulla è reale più di questo, e gli altri sono liberi di
deridermi, per quello che mi interessa. Dove sono ora, mentre il vento soffia
più forte di quanto non abbia mai fatto da oltre un anno, è nell’invisibile.
Quando il vento si calmerà tutto finirà, sparirà anche ai miei occhi e dovrò
rileggermi qui per ritrovarti sorridente mentre un po' che mi prendi in giro.
Il motivo è solo questo, scrivo fingendo che molti mi leggano e in modo da
farti arrivare dove non sei mai arrivata, anche se a te non importa. Importa a
me però, è uno dei motivi che mi aiutano a vivere altri giorni. Ciao, Viz.
Silvano
C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la
fonte, grazie)
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