sabato 13 aprile 2024

Culo e Acero Negundo

Ho conosciuto coppie unite dalla lavatrice e altre separate dalla lavastoviglie. Ricordo perfettamente il momento preciso nel quale ho impresso per sempre nella memoria l’Acero Negundo. Io preparavo il disegno, procuravo il materiale come stoffa o pelle e lei sapeva cucire in modo perfetto esattamente come volevo. E in certi rari momenti mi torna alla mente pure un metodo educativo particolare per impedire ad un bambino di farsela addosso. Piccole cose che non riempiono una vita ma la costellano di emozioni, di sorrisi e anche di imbarazzi. E soprattutto di nostalgia. La prima coppia citata iniziò a capire le affinità elettive quando uno dei due si rese conto di non avere la lavatrice e la compagna invece sì. E da quel momento iniziò a lavare ogni cosa lavabile, esattamente ogni cosa, rinsaldando il legame grazie anche alla ricerca reciproca a fini utilitaristici, che ad essere onesti non si fermò a quel livello. La seconda coppia invece iniziò la sua convivenza arredando un appartamento quasi di ogni mobile ed elettrodomestico pensabile, lavatrice compresa, senza farsi mancare neppure una particolare libreria in legno di pioppo, esattamente di legno di pioppo. I due però dimenticarono o non rifletterono sull’importanza della lavastoviglie e fu così che emerse, tra gli altri problemi, quello dei turni per rigovernare la cucina e lavare piatti, pentole e quanto sporcato per cucinare. Ovviamente fu solo un motivo secondario, ma nulla impedisce di sospettare che con la lavastoviglie le cose avrebbero potuto andare diversamente e forse durare. Il ricordo del Negundo è invece legato in modo indissolubile al culo a merenda. Nella definizione che sino a quel momento mi era sconosciuta detto culo è quello che, indossando un certo tipo di pantaloni non perfettamente tagliati, fa stare tra le sue chiappe la stoffa e quindi chi mostra il culo a merenda ricorda un po' un panino tagliato per essere imbottito, e tenuto in verticale. Ecco, per dirla in modo ancor meno elegante, è come se il culo fosse pronto per una fetta di mortadella. E ovviamente questa situazione è applicabile a culi maschili e femminili, senza alcuna prevalenza di genere. E il Negundo? Quasi dimenticavo. Quello che mi stava spiegando il culo a merenda, osservando l’albero sotto il quale stavamo, mi disse anche che quello era un Acero Negundo. Mia madre, per andare avanti coi ricordi, sapeva cucire a mano o con la sua macchina a pedale in modo quasi professionale, e le piaceva anche ricamare. Se avevo bisogno di una coperta su misura per un divano e le portavo la stoffa che avevo scelto e poi tagliato, lei mi cuciva il copridivano esattamente come lo avevo pensato. Lo stesso per una piccola tracolla da usare per proteggere il flash elettronico di una mia prima fotocamera. Lo avevo pensato in pelle, e lei mi cucì la pelle come volevo, stupendo pure me per il risultato finale, migliore di quanto mi aspettassi. E mi cucì anche altre cose, non tantissime, ma tutte quelle che le chiedevo. Il bambino dell’ultimo ricordo sono io, ai tempi dell’asilo. Un pomeriggio, non ne so ricordare il motivo preciso, forse perché mi era stato vietato di andare in bagno o non so cosa, me la feci addosso in modo pesante, nel senso che me la sentivo tutta nei pantaloncini e non sapevo come risolvere la faccenda. Camminavo tra gli altri bambini dandomi l’aria di chi semplicemente sta curiosando ma questi mi guardavano e poi si allontanavano. Non ero profumato, per nulla. Quando poi passai accanto ad una delle suore dell’asilo, l’alone che mi seguiva non le sfuggì. Mi portò nei bagni, mi fece togliere mutande e pantaloncini, li mise in un sacchetto e, visto che indossavo il grembiulino che copriva tutto, mi fece uscire così, senza toccarmi né lavarmi. Quando venne mia madre a prendermi tornai a casa a piedi accanto a lei in quel modo. Non me la feci più addosso. Ecco, di tante cose provo nostalgia, come dicevo, di questa no, ma tutto è successo, e tu hai conosciuto ogni persona coinvolta, suora a parte. Ciao, Viz.

                                                                                                            Silvano C.©

                           (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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