Si dovrebbe distinguere tra ciò che si fa per dovere è ciò che si fa per piacere…l’ideale sarebbe che i due fini coincidessero salvando tutti da delusioni o senso di inadeguatezza, imposizioni e richieste, restituendo dignità ai sentimenti e superando il bisogno di avere conferme di reciprocità.
La realtà tuttavia è diversa dall’ideale, è una sua caratteristica fastidiosa. Ora rifarei cose diversamente, ma ora, non quando scelsi un’altra via spinto da un bisogno egoistico e dal disinteresse per chi avrei dovuto rispettare maggiormente. Che poi è facile dopo, ma provaci al momento giusto…
Alla fine credo di essere stato ripagato con analoga moneta, non saprei dire se in modo equilibrato.
Molti si ostinano a vedere la felicità solo quando si è perduta (a volte sono tra questi) ma lei vola alta. E se la felicità poi rimanesse per sempre, messa da parte e pronta a fruttare interessi futuri? Magari chiamata con altri nomi, ecco, questo è possibile. Devo riascoltare L’ultima Thule, di Guccini. Arrivederci, Viz.
Silvano C.©
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