Le frontiere del ridicolo

In tempi di guerra si difendono le frontiere nella speranza che non vengano attaccate, anche quelle del ridicolo. 

Ho conosciuto chi non vedeva la differenza tra autoritarismo e autorevolezza e ha utilizzato il proprio ruolo anche per offendere i sottoposti oppure per ottenere ciò che voleva con la paura. È stato oggetto di satira e in futuro chi lo sa, potrebbe prevalere l’aspetto comico.

Penso a quante volte sono stato ridicolo io per primo. Il fatto è che mi veniva naturale esserlo. Tentavo di ingraziarmi le persone e spesso ottenevo l’effetto opposto a quello desiderato.

Ho due amici chiamati a lungo con un soprannome che andava bene a tutti e nessuno si offendeva. Poi hanno trovato entrambi una compagna, e tutto è cambiato. Il Grigio è diventato Davide, mentre il Passero ha recuperato il suo nome di battesimo, Walter. Prima non c’era nulla di ridicolo né mancanza di rispetto, si trattava solo di un’antica confidenza. Dopo la serietà e la dignità hanno avuto la meglio, ma un po' la cosa mi fa ancora sorridere.

La cosa comica del ridicolo è che talvolta ci si casca senza capirlo e uno dei pochi antidoti che mi sembra di conoscere è l’autoironia, tuttavia non sempre facile.

Se sono di guardia sulle mura alla frontiera mi riesce difficile rinunciare alle armi e forse non mi permettono neppure di togliere la divisa.

Anni fa fummo assieme al passo di Monte Croce Carnico, in troppi erano morti per quel confine che noi attraversammo senza difficoltà, e nessuno di quei morti pensava che fosse una guerra ridicola, magari inutile forse sì. Ciao Viz.

                                                                                                     Silvano C.©  

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