mercoledì 3 novembre 2021

Una villa ferrarese

Non si trova sulle guide artistiche o turistiche e non ho fatto alcuna ricerca in merito ma a mio avviso quella villa poco visibile dalla strada che va verso Modena ha una storia interessante. Non sono in grado di dire neppure quando è stata costruita, ma risale, credo, almeno all’inizio del secolo scorso. Tipica e grande costruzione padronale, con ampio parco alberato davanti che la mimetizza per chi passa sulla statale ed edifici di servizio nella parte posteriore, quella del grande cortile. La casa venne comprata attorno agli anni settanta da una persona che conoscevo, uomo abile negli affari e capace di accrescere la fortuna della famiglia già buona quando io conobbi indirettamente suo padre. Famiglia abituata a lavorare e a dare lavoro, non di semplici operai o braccianti, e probabilmente con un sogno di grandezza basata sul sacrificio e sulle capacità. Io conobbi e fui vicinissimo al figlio, poi conoscemmo il figlio di lui. Quattro generazioni, una sorta di parabola, dalla crescita verso il successo passando da una casa modesta ad una grande villa comprata in stato quasi di abbandono. Io ebbi le chiavi di quelle sale enormi quando studiavo durante i primissimi anni universitari, me le diede il figlio ed amico, persona tra le più importanti della mia vita di allora e di sempre. Oggi quell’amico l’ho perso di vista, colpa quasi tutta mia, ma ci fu un tempo nel quale mi sentii quasi un suo alter ego, e altri lo pensarono, assimilandoci nel nostro rapporto. E quelle stanze vuote, quell’odore di chiuso che io contrastavo aprendo un po' le finestre mentre a voce alta ripetevo passi importanti da memorizzare, ora sono lontane nel tempo e nello spazio. La fortuna del padre finì bruscamente; aveva voluto difendere troppo a lungo una situazione insostenibile e il mercato stava mutando. La villa, prima in parte semivuota, finì per venire suddivisa in due metà e la famiglia, ormai mutata, si trasferì in una sua ala. Una parte di me è rimasta ad aleggiare nelle sue stanze, in quella storia di amicizia conclusa in modo doloroso e mai più ripresa come avrei preferito, e tu questo lo hai saputo e poi vissuto con me, Viz. Non so se ti avevo mai raccontato di quella stagione estiva nella quale mi ci recai a studiare per cercare un luogo meno afoso del mio appartamento in un condominio popolare in città. Le cose seguono il loro corso, sempre.

                                                                          Silvano C.©  

    (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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