Era un tuo impegno implicito e neppure tanto perché da tempo ti chiedevo di mettere ordine tra abiti e biancheria di casa. A volte pure io mi azzardavo a farlo ma alla fine creavo solo danni e confusione. Mi limitavo strettamente ai miei personali cambi di stagione e null’altro. Nella divisione dei compiti quello era di tua competenza. E lo facevi in modo praticamente perfetto, quasi troppo. Le buste in odine, sigillate, con un biglietto ben visibile a descrivere il contenuto e/o il proprietario. E poi la cura per la conservazione, con la giusta quantità di prodotti antitarme. Anni luce lontana dal mio modo pressapochista di fare ordine. Compravo in negozi ben noti le buste con le misure esatte che mi davi, e quando ci andavamo assieme semplicemente guardavo e curiosavo altrove, dove erano esposti biglietti augurali, oggettistica o materiali per confezionare regali. In via della Luna a Ferrara mi ci divertivo. Ti eri assunta il compito e, come concordato, quando avresti avuto tempo dopo essere andata in pensione, avremmo ripreso a fare qualche viaggio e avresti sistemato guardaroba, armadi e armadietti col loro contenuto. Finalmente ottenesti la pensione e quasi subito ci dissero che saresti stata affidata alle cure palliative. Di riordinare non si parlò più, io pensai che nei pochi anni che ti rimanevano avremmo dovuto dare la priorità ad altro, e sbagliavo perché non si trattava di anni ma di una manciata di giorni, ora rimpianti ma pesantissimi e pieni di illusioni, nei quali continuavo con la testa dura a far finta di nulla. Giorni suddivisi in pochi mesi.
Di tanto in tanto, spinto da non so cosa, guardo quello che volevi fare tu ma ho dubbi sul come devo muovermi e temo di farti allontanare più di quanto non sia stata già costretta a fare. Ciao Viz. Esco, è freddo ma è sereno. È un altro giorno.
Silvano C.©
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