venerdì 12 novembre 2021

Contrariamente tra i Contrari

Per un certo numero di anni ho associato e giustificato il nome di via Contrari, a Ferrara, al fatto che vi si procedesse in senso inverso rispetto alla più importante e parallela via Mazzini, ed ovviamente non è vero nulla, conferma solo la mia enorme ignoranza che ho in parte colmata in seguito. I Contrari sono stati una famiglia importante al tempo degli Este, e nella via che porta il loro nome c’è pure il palazzo Contrari.

Nel tratto tra palazzo Contrari e palazzo Montecatini vi fu anche una grande libreria con una sala al primo piano che ricordo piena di libri e non solo. Non ebbe vita molto lunga, e io e te ci andammo come in tutte le librerie che ci capitavano a tiro, perché i libri non sono mai gli stessi che si trovano altrove, non sono neppure esposti allo stesso modo e non offrono la stessa scelta di titoli.

La varietà è data dalla diversa sensibilità di chi gestisce, è ciò che fa la differenza. Esattamente l’opposto di quanto avviene nelle numerose catene di esercizi commerciali di tipo diverso che, sotto la stessa insegna, identica in tutte le città italiane e spesso anche straniere, non propongono sorprese, non stimolano fantasie, non ammiccano al desiderio di vedere o comprare cose diverse. Nessuna novità, ed è un enorme peccato globale.

Ciao Viz, si parte e poi si torna. Due giorni fa sono andato ancora in via Contrari, con l’aspettativa di ritrovare tutto immutato, addirittura riportato a quello che era e smentendo il bisogno di novità per mantenere viva la curiosità. Vorrei tutto e il suo contrario, ché senza sarebbe incompleto. Ed ho anche cercato di capire dov’è finita l’Andrea Doria, ho chiesto in via degli Spadari, sono in parte risalito all’agenzia di viaggi o immobiliare che l’aveva esposta in vetrina. Poi quell’agenzia ha chiuso, al suo posto è venuto un negozio di frutta e verdura e poi un altro di arredamenti. Chi aveva quel bellissimo modello esposto ora riposa in Certosa, dove sono anche i miei genitori e tutti i miei nonni, dove stanno Antonioni e Boldini, in quella piccola città dei morti dove mi piace entrare quando la sera scende e il buio è rotto dalle piccole lucette davanti alle tombe e alle lapidi. Non ho paura di camminare nei cimiteri dopo una certa ora. Ci sono i gatti a tenere compagnia a chi non può più averla in altro modo, e non riesce più a venirci a trovare, parlarci come un tempo, ridere o preoccuparsi con noi. Ma noi capiamo, Viz, anche se i Contrari per un po' li ho fraintesi…

                                                                          Silvano C.©  

    (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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