Ciao, Viz. Non penso ai soldi ma ad altre eredità. E poiché i soldi non ci possono accompagnare nel nostro viaggio di uscita dalla vita mi sembra normale che chiunque parte lasci soldi e beni materiali a chi resta mentre non è del tutto normale o sottinteso che lasci altro. Già restituire un posto vuoto è un segno, ma in sé il vuoto non è propriamente un valore descritto dai testamenti o nelle pratiche di successione. Io penso a tutto quello che non si tocca con mano, né si annusa né si pesa sulla bilancia.
Una delle cose che mi ha lasciato mio padre, tra le mille e mille altre, è: “Chi non ha testa…” e lascio concludere a chi vuole.
Ora potrei elencare tante cose, ma per alcune non sarebbe né giusto né corretto mentre per altre mi sento più libero. La voce, prima di tutto. Quella è immateriale, solo nella mia mente, ed è solo la tua. Come mi chiamavi. E resta tra noi. Certe espressioni del tuo viso, in momenti felici, tristi, o anche tragici. Tutto mio, lasciato a me, e in forme diverse a pochi altri fortunati. A me l’onere del ricordo, il piacere di rivivere, il dolore di aver perduto, l’onore di essere stato scelto e partecipe. Ancora non so cos’è l’amore. Non lo capirò mai e morirò nell’incertezza. Ma non me ne faccio un problema. Ho avuto la mia parte di eredità, e la faccio fruttare.
Se hai scordato di darmi qualcosa, sei ancora in tempo, Viz.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non
c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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