domenica 20 settembre 2020

Hotel Jadran

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Come capitammo in quell’hotel prima che la Jugoslavia si dissolvesse lo ricordiamo perfettamente, vero? Che mondo strano, sospeso tra la modernità e la conservazione di un’identità nazionale quasi inesistente, specialmente vedendo le differenze tra le regioni del sud e quelle del nord, eppure solidissima sino a pochi anni prima, anche per molto dopo la morte di Tito. Tutto era letteralmente pronto a cambiare mantenendo la sua storia, e alla fine divenne guerra, persecuzioni e stragi. Noi però, in quel momento, sentivamo ancora incrollabile il peso della cortina di ferro e i controlli alla frontiera facevano capire che in quella terra i veneziani, che avevano imposto la loro cultura, erano solo un ricordo, magari nelle bifore delle case. Anche la lingua italiana era accettata perché portavamo valuta straniera e il turismo era fondamentale per l’economia. Erano presenti piccole attività indipendenti private e grandi strutture a controllo statale, gestite come se si trattasse di enormi uffici postali di provincia poco importanti e tenuti solo per necessità, ma poco curati.

L’hotel Jadran ora non saprei ritrovarlo sulla cartina, forse non esiste più, o magari è stato restaurato. Molti neppure sanno cos’era la Jugoslavia di Tito, e per anni si è negato cosa avvenne con le foibe, o semplicemente veniva rimosso. Io allora ne avevo una conoscenza molto limitata.

Eppure ricordo ancora quella stanza di una notte, arredata come tutte le stanze di albergo con mobili standard, dignitosi e un po' consumati, vissuti.

Quell’hotel ora in realtà non mi interessa, e neppure il suo ricordo, ma mi tocca molto quel momento particolare, e, certamente, vorrei poter camminare nuovamente in una via piena di turisti e cercare un piccolo gioiello di argento in filigrana. Quello sicuramente lo rivorrei indietro. Però sono stato fortunato, io ci sono stato, con te. Se vuoi tornarci, Viz, basta dirlo. Sono pronto in pochi minuti.

                                                                          Silvano C.©  

    (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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