domenica 6 settembre 2020

condanna

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Non so cosa spinge a mangiare quando non si ha fame o a bere quando non si ha sete. In realtà lo so, lo sappiamo. È una forma di compensazione, la reazione ad una mancanza vera o presunta, è una coazione psicologica. Entro certi limiti è vitale, mantiene legami e radici, salda rapporti e procura piacere, ma se si supera il livello di guardia provoca danni, molti danni.

Ora non so se rifarei tutto quanto ho fatto, probabilmente sì. Anche conoscendone le conseguenze forse avrei rifatto ogni cosa, o, magari, avrei solo sostituito un comportamento sbagliato con un altro, ottenendone gli stessi effetti finali. Abbiamo una condanna, Viz. Siamo tutti condannati alla nostra vita, ai nostri meccanismi, e quindi a commettere errori.

In realtà spesso non credo di cercare il piacere immediato, ma tento di mantenere la memoria. E ogni mutamento nella realtà mi ricorda che sbaglio.

Non si può mantenere artificialmente nulla. L’amore esiste sinchè dura. Si è cittadini di un luogo sinchè si vive in un luogo. Si è studenti nel tempo giusto, non venti anni dopo. Non si potrà mai più comprare una radiosveglia nel solito negozio se intanto quel locale è diventato una piadineria.

Dire che è una condanna però è sbagliato, io posso scegliere anche diversamente, posso tentare di evitare, cercare la grazia. Come ogni altra cosa della vita, anche le sue condanne non sono mai per sempre, ma solo sinchè durano. Non sono certo di cosa sia veramente definitivo. Se lo sai, dimmelo Viz. 

                                                                          Silvano C.©   


    (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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