Tempo di bilanci, ogni volta. Per alcuni è l'occasione per buttare il passato come inutile zavorra che frena il futuro, comunque
inarrestabile. Ma se è inarrestabile è davvero necessario disfarsi di quello
che è stato? Ciò che deve avvenire avverrà anche se sembriamo opporci
conservando oggetti preziosi solo per noi. Io ammiro le case ordinate, pulite,
arredate con gusto e non troppo piene di oggetti inutili. Vorrei vivere pure io
in uno spazio ordinato, pulito, arredato con gusto e non troppo pieno di
oggetti inutili, ma non ci riesco e, sinceramente, ci provo in modo molto
timido.
Ricordo
A Firenze dove vuoi passare la
sera del 31 dicembre se non hai prenotato? Già, esattamente così. Eppure la
sera del 31 dicembre si può benissimo entrare in un ristorante-pizzeria non pretenzioso
di Firenze e cenare alla sola condizione di lasciare libero il tavolo entro le
22. Poi arrivano quelli del cenone programmato da tempo, non certo all’ultimo
minuto. E dopo cosa facciamo in attesa della mezzanotte? Ci siamo noi. Noi siamo
a Firenze. Siamo in vacanza per pochi giorni in una città bellissima. Qualche cosa
faremo, e in ogni caso ci siamo noi. Serve altro?
Buttare cose vecchie è tradizione durante la notte
che si avvicina e bussa ormai alla porta. Ma io non butto quello che potrebbe
servirmi, non butto quello che mi ricorda la mia vita con te, non butto quello
che mi lega alla città dove sono nato, non butto quello che tu conservavi e che
volevi non si rovinasse. Avrei buttato cose tue litigando con te magari ma adesso
non più. Ora non mi va né di litigare con me stesso e neppure di approfittare
del fatto che non potresti fermarmi. Lo so che non sono la mia vita gli oggetti, so
che non sono la tua vita. Se lo fossero saremmo vivi entrambi, non solo io. Capirò
che è il momento di farlo quando me lo dirai. Intanto, ogni giorno, sposto
poche cose, sistemo un piccolo angolo, scopro strati geologici della mia vita
passata e vedo cosa conservare nel museo immaginario e cosa no.
Incontro
Vede? Ho la mano sinistra bloccata
completamente e nella destra posso muovere solo tre dita.
…
Non hanno riconosciuto subito la
malattia rara che mi ha colpito. Pensavano ad altre cause. Il neurologo mi
faceva fare controlli ogni tre mesi ma non aveva scoperto nulla. Solo quando l’ortopedico
ha visto le analisi e mi ha visitato hanno capito, e mi hanno operato. Ma era
già tardi. Due interventi inutili. Quattro nervi schiacciati. Forse ora la
degenerazione si è interrotta, ma io non posso più fare da solo. Per fortuna mi
aiuta mia moglie.
Lei ha perso l’uso di sette
dita e parte della sua autonomia, io ho perso mia moglie…
Sa che prima ero impiegato
nelle scorte a politici e magistrati, in Sicilia? Mi creda, io sono siciliano
di origine, ma non ci dormivo la notte. Mi avevano individuato ed incendiato un
motorino. Sapevano chi ero e cosa facevo. Avevo paura. Prima lavoravo anche
come scorta valori, qui.
Sa che mi sembra di ricordarla,
ora che ci penso…
È stata la tensione che mi ha
fatto ammalare, e ora non posso più fare quello che facevo prima.
Ma può camminare, quella è
ancora una fortuna, e non è solo.
Speriamo di non peggiorare. La saluto…
Ti vengo a trovare, appoggio la testa, ti chiedo il coraggio per continuare, fingo di essere forte ma a volte crollo e mi arrabbio per
nulla. Trovo insensati i modi che molti usano per sopravvivere, perfetti solo per
loro ma non per me. Giusto che chi trova salvezza e soluzioni ci si aggrappi,
ma non si tenti di suggerirmi un metodo che non mi convince. E che non convinca
te. Io mi aspetto un nuovo anno migliore di quello che sta per finire, mi
illudo di aver già toccato il fondo e di poter solo risalire. Aspetto che tu mi
dica come continuare a dialogare e non lasciarti andare via trovando anche un mio
modo nuovo per vivere. In parte sta già avvenendo, lo sai, ma ancora non sono
soddisfatto. Tu non ci sei come vorrei ed io non trovo quella parte di me che
tu hai portato via con te. Malgrado questo sono forte, ancora, forse più di
prima.
Grazie, intanto, e buon anno nuovo.
Grazie, intanto, e buon anno nuovo.
Silvano C.©
(La
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grazie)