Per anni ho avuto a che fare
con ragazzi che usano la rete, che sono nati con la rete, che trovano naturale
fare cose che quando io avevo la loro età neppure la fantascienza aveva
previsto, ed io allora di fantascienza ne leggevo tanta.
La rete è una opportunità,
come lo sono l’auto, la televisione, la medicina moderna e quanto di nuovo ha
prodotto l’ingegno umano. Non deve essere demonizzata, ma neppure accettata
come il regno dell’anarchia e della libertà assolute.
In rete si corrono rischi.
Gli adulti corrono meno
rischi, hanno esperienze che permettono loro di autoregolarsi. Un adulto in
rete può fare cose illegali, ovviamente, e rischia di essere scoperto ed
incriminato per reati legati a pedofilia, truffe, privacy e furto di dati ed
identità, oltre ad altre cose.
Un minore invece corre
rischi potenzialmente enormi, legati alla sua naturale sete di scoprire,
all’imprudenza, all’inesperienza.
Una ragazza o un ragazzo, a
volte una bambina ed un bambino, possono essere vittime e carnefici allo stesso
tempo.
Alcuni
mettono enormi quantità di foto, nome e cognome, indirizzo, numero di
cellulare, scrivono sui social i loro spostamenti, danno informazioni sul loro
giro di amicizie, lasciano aperti a tutti i loro profili, cercano il maggior
numero possibile di contatti, fanno da tramite tra altri coetanei o presunti
tali, sono spinti talvolta ad emulare piccole idiozie o veri e propri atti
teppistici o da bulli, riprendendosi e mettendo ogni filmato in rete. Tutti
scaricano illegalmente musica o film come se fosse la cosa più normale del
mondo, ignorando i diritti d’autore e le norme che regolano questo campo. Altri
si spingono ad utilizzare i nuovi cellulari per riprendere insegnanti durante
le lezioni, compagne e compagni negli spogliatoi o in momenti privati che
dovrebbero rimanere tali.
Mi viene naturale quindi elencare una serie di comportamenti che sarebbe bene seguire per
proteggere sé stessi, sia la propria privacy che la propria sicurezza. Nulla di nuovo ovviamente, o di originale, perchè di questo tema la rete, i blog, le librerie e le biblioteche, la televisione e tutti i media si sono interessati molto più esaustivamente di quanto possa sperare di fare qui io. Ma ecco la mia sintesi:
·
Evitare, se proprio non è necessario, di mettere per esteso il proprio
nome e la propria immagine.
·
Non inserire mai numeri di telefono, indirizzo o altre indicazioni per
essere facilmente rintracciabili. (la polizia postale, in caso di bisogno, sa
risalire alle identità, quindi non è un dovere che abbiamo nei confronti del
mondo quello di dire chi siamo)
·
Non esprimere opinioni politiche, sessuali, religiose e simili se non in
modo tale da essere pronti a difenderle in ogni situazione, e considerando che
i dati immessi in rete non sono più nostri, ma diventano patrimonio di tutti,
facilmente riproducibili. In alcuni casi diventano, per condizioni d’uso,
proprietà esplicita del social o della piattaforma che li diffonde.
·
Non riprendere per nessuna ragione minori e poi immettere tali riprese
in rete senza l’approvazione degli adulti responsabili di quei minori. Da anni
ormai, ad esempio, in molte scuole sono vietate per regolamento riprese di ogni
tipo.
·
Non lasciare libero uso di cellulari di ultima generazione ai ragazzi.
Uno di questi cellulari può infatti, oltre a telefonare e mandare messaggi,
riprendere clip e scattare foto, registrare dialoghi, navigare in rete,
chattare, scaricare ogni tipo di file, compreso materiale pornografico o
pedo-pornografico, immettere in rete in pochi istanti quanto appena ripreso, e
prestarsi ad usi che solo la scarsa fantasia può limitare.
·
Fornire ai ragazzi, e anche agli adulti che ne sono responsabili, tutte
le informazioni necessarie per l’uso corretto delle nuove tecnologie, mostrando
loro i pericoli che corrono in prima persona, ed il rischio di commettere reati
anche gravi, con l’intervento in certi casi pure del tribunale per i minori.
Non facciamoci quindi prendere da una errato
senso della correttezza e del rispetto per gli altri dicendo esattamente tutto
in chiaro su di noi. La rete è piena di sconosciuti, non tutti tranquilli e
bene intenzionati. Rendiamo loro almeno
un po’ più complesso il compito di aggredirci, tormentarci, infastidirci o
farci oggetto di vero o proprio stalking.
Più
di una donna mi ha confessato su facebook o su twitter di essere oggetto di
attenzioni non desiderate. E alcune di queste mi hanno scritto o detto
esplicitamente che si destabilizzano o trovano inaccettabile nascondersi dietro
uno pseudonimo, un nicknale insomma, oppure dietro una immagine di fantasia.
Bene,
penso io, ammiro la correttezza, l’onestà, la coerenza, tuttavia non ci casco
sino in fondo.
Appena
entrato in Facebook col mio nome e
cognome, e con la mia foto, ho cercato l’amicizia di chi conoscevo, dopo aver individuato facilmente questi amici. Ho iniziato a capire che ritrovavo persone dei
tempi del liceo, o pure di periodi precedenti. Per me quel passato è passato. È
artificioso mantenerlo vivo ora. E con gli amici non mi serve un social, ma il
telefono o una visita di persona. Inoltre, col mio lavoro, non mi andava di far
sapere a tutti le mie idee personali in tema di etica, politica e così via. Per
farla breve ho disattivato l’account in meno di un mese, e non me ne sono mai
pentito.
Sono
rimasto attivo poi con altre identità su Facebook, con scopi diversi, nessuno
illegale, ed una di queste ancora oggi la uso, pur se con una frequenza molto
ridotta rispetto ad un tempo. Mi sono studiato un nome a tavolino, un nome
unico, ed in effetti non ne esiste uno uguale in tutto il mondo, e per lunghi
anni ho usato una specie di diavoletto come immagine, o meglio, come PIC, come
si dice ora.
In conclusione, ognuno sia libero di fare
ciò che desidera in rete, ma poi non si lamenti delle conseguenze della sua mancata prudenza.
E,
cosa ancora più importante, aiutiamo i ragazzi a non rischiare inutilmente.
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
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