Bianca nasce il 5 aprile del
1933 a Voghiera, da una famiglia di mezzadri per quei tempi benestanti, i
Gavioli. È la primogenita, ma le gravi complicazioni che dopo il parto
colpiscono la madre col rischio che questa perda la vita, la rendono figlia
unica. È un duro colpo per Guido, che avrebbe voluto un figlio maschio, ma
questi si consola presto, abituato a lavorare e a non lamentarsi mai troppo.
Anche se è assolutamente ateo e comunista, con una contraddizione che ritiene perfettamente
naturale, ringrazia Dio di avergli salvato Lorenza, che ama da morire, ed
accetta la situazione. Per fortuna suo padre e sua madre sono ancora in forze,
pensa, e relativamente giovani, quindi in grado di aiutarlo ancora per diversi
anni nella conduzione del piccolo podere dal quale ricava il sostentamento per
tutti i suoi.
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Quando Bianca compie i 10 anni, l’Italia è in
guerra al fianco della Germania ormai da quasi tre anni. Nelle varie zone della
provincia di Ferrara sono arrivati i primi sfollati dalla città, non per paura,
ancora, perché solo verso la fine dell’anno, esattamente il 29 dicembre, ci
sarebbe stato il primo bombardamento aereo sul capoluogo con oltre 300 morti,
ma piuttosto per la difficoltà di trovare generi alimentari e anche per ragioni
“politiche”. Erano entrate in vigore dal 1925 le leggi fascistissime, ma solo
negli ultimi anni avevano iniziato a dare i loro frutti più nefandi, in particolare
quando si erano combinate agli effetti delle leggi razziali. La piccola Bianca
però non si rende conto della guerra se non dai discorsi dei genitori, non è
coinvolta direttamente, ed infatti nessuno dei suoi familiari viene richiamato
sotto le armi come invece gli zii Nicola e Secondo (nessuno dei due tornerà più
a casa). Il padre è l’unico uomo in grado di condurre i lavori in azienda, ed
ha problemi cardiaci, mentre il nonno ormai ha compiuto 57 anni, ed è troppo
vecchio per la guerra. Lei aiuta in campagna, e viene trattata da maschio dal
padre, il maschio che non ha avuto. E si diverte, a suo modo, e si sente
importante. Lavora senza sentire la fatica, è sana e forte.
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Gli anni del dopoguerra sono
un momento di ripresa per l’Italia, ma per la famiglia di Bianca sono segnati
da lutti e nuove difficoltà. Muoiono a pochi mesi di distanza i nonni che
vivevano con loro. Il padre perde la mezzadria, perché non può garantire da
solo ormai il lavoro sul fondo agricolo del Nencini, il proprietario. Si dice
anche che antichi dissapori tra Nencini e Gavioli siano divenuti insanabili, il
primo monarchico deluso dalla politica, il secondo comunista, sempre più
impegnato con il sindacato. Il 5 marzo di quell’anno poi muore Stalin, ed il
padre mette il lutto al braccio. Ora sono rimasti in tre, e si sono trasferiti
da tempo in una piccola casa nei Prati di Palmirano, dove il padre ha trovato
una sistemazione economica. Tutte le mattine deve partire in bicicletta per
andare a Cocomaro di Cona, a molti
chilometri da casa, dove lavora come bidello. Anche Bianca ha un nuovo lavoro,
a Gaibanella, presso un’azienda agricola con cantina. A casa resta solo la
madre, che cura un piccolo allevamento di polli e conigli che vende ogni tanto
ai macellai della zona. Bianca vorrebbe festeggiare il suo ventesimo compleanno
col fidanzato, visto che è domenica, ma lui, che lavora come muratore, è
lontano, in Veneto, e non si vedranno che fra più di un mese. E così resta con
i suoi, e trascorre la giornata dando una mano alla madre. Pensa a quando si
sposeranno, l’anno prossimo.
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Il 5 aprile del 1963 Bianca
saluta il figlio Carlo che esce di casa, ad Aguscello, per andare alla scuola
elementare. Frequenta già la terza, è molto bravo, dice la maestra, e lei ne è
orgogliosa. Il nonno si illumina quando vede il nipote, e assieme trascorrono
molto tempo, quando il bambino è libero e non ha altri impegni o non deve
svolgere i compiti. Guido ha finalmente coronato col nipote il sogno di un
figlio maschio, e subisce con la moglie senza lamentarsi gli sgarbi e la
malagrazia coi quali il genero si rivolge ad entrambi. È una pena per la figlia
vedere i genitori trattati in quel modo, ma sopporta, anche per loro. Il
marito, che dopo il loro matrimonio è diventato capomastro, rimane fuori casa
tutto il giorno, e quindi per molte ore in casa regna una certa calma. Solo la
sera quando lui rincasa i vecchi si rinchiudono nella loro stanzetta, e cercano
di evitare ogni motivo di attrito. Del resto lui guadagna abbastanza ed ora
vivono in una casetta piccola ma molto comoda, con il gabinetto dentro casa, ed
uno spazio per lavarsi con una piccola stufetta in terracotta. Bianca quindi si
rende conto che, malgrado il suo pessimo carattere, è pur sempre stata
fortunata a trovare Sergio, ed ora loro figlio porta il cognome del
padre:Corazza. "Il mio cognome è destinato ad estinguersi" pensa con tristezza
Guido. La vita continua, però, indifferente ai sogni infranti.
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Quel giorno di aprile del
1973 inizia bene per Bianca. Il marito ed il figlio le hanno fatto trovare sul
tavolo della cucina un mazzo di rose ed un pacchettino, facendosi promettere
che lo avrebbe aperto solo a mezzogiorno preciso. Fanno colazione assieme loro
tre, poi i due uomini escono, dopo averle fatto gli auguri, Il primo per andare
al suo cantiere edile a Pontegradella il secondo al liceo.
Lei sistema in fretta la
casa, poi, da via Mortara, in bicicletta va in Certosa, a mettere un fiore
sulla tomba del padre, mancato due anni prima. Rimane una decina di minuti
davanti alla lapide con la foto, che accarezza con le dita, poi saluta
mentalmente ed esce dal cimitero. Riprende la bicicletta e in pochi minuti
arriva alla Salus, dove è ricoverata ormai senza conoscenza la madre, colpita
da un ictus in febbraio. La clinica è nuova ed efficiente, ma l’odore nella
stanza della madre, dove stanno altre due donne anziane, è sempre pesante. Lei
socchiude la finestra dopo aver salutato la madre che non sembra accorgersi
della sua presenza. Poi va a chiamare un’infermiera, e le chiede se è stata
cambiata, quella mattina. Ottiene una risposta affermativa ma un po’ evasiva, e
dopo meno di 10 minuti, quando è seduta accanto al letto, arrivano due
inservienti che la fanno accomodare fuori perché devono sistemare le degenti.
Mentre aspetta, guardando
fuori dalla finestra verso Via Arianuova, sente la mente vuota ma con un
ingorgo di emozioni che fanno ressa sulla porta per entrare, e lei che tenta di
fermarle. Sa che non può vincere, e che alla fine loro sfonderanno ogni
barriera, ma intanto resiste, e cerca di distrarsi guardando lo scarso
movimento sulla strada, oltre i cancelli del parcheggio della clinica.
…..
A mezzogiorno preciso Bianca
è a casa, e il rintocco delle campana di Santa Maria della Consolazione le
ricorda che deve aprire il pacchetto ricevuto in regalo il mattino. Scioglie il
nastro, poi, cercando di non rovinare la carta che lo avvolge, libera il
pacchetto. C’è un biglietto,lo apre:
Tantissimi auguri Bianca,
scommetto che ti eri dimenticata e sono state le campane di Santa Maria a
ricordarti del tuo regalo. Lo abbiamo scelto assieme io e Carlo. Ed ha
contribuito pure lui. Lo confermo ufficialmente.
Ti amo, Sergio
Auguri mamma, fai la brava
oggi. E buon compleanno. Carlo
PS. Stasera ho prenotato
per due alla Provvidenza. Io arrivo verso le 7. Tu preparati.
PPS. La prima pietra
della chiesa è stata posta esattamente il 5 aprile del 1501 dal duca Ercole I
d’Este in persona. Scommetto che non lo sapevi.
Ora, con un sorriso, Bianca
apre il pacchetto…
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In radio un approfondimento
sullo strappo di Berlinguer e sulla crisi del PCI con le dimissioni a Torino di
Diego Novelli, ma si sente a fatica tanto il volume è basso. La casa è immersa
nella semioscurità, lei riposa con gli occhi chiusi, su una poltrona in sala.
Tra poco deve uscire. Da un paio di anni lavora per mezza giornata dal martedì
al venerdì presso il notaio Busi, in via Contrari. È quasi in ritardo, ma ha un
forte mal di testa, e non riesce a decidersi ad alzarsi. Oggi sarebbe pure il
suo compleanno, ma solo il figlio, da Londra, le ha fatto una telefonata.
Sergio non lo vede e non lo sente da anni, da quando è andato a vivere con
quella donna che potrebbe quasi essere sua figlia. Non sono ancora divorziati,
ma sembra che a nessuno dei due interessi. Si sono separati in modo quasi
civile. Lui le ha lasciato l’appartamento di Via Mortara, e le passa pochissimi
soldi ogni mese, che ovviamente non le bastano. In fondo è stata fortunata se
il Busi l’ha presa. All’inizio era una frana completa, ma ora è diventata
abbastanza efficiente.
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Bianca compie 60 anni, è
lunedì. Scende piano le scale di casa, va in cortile e prende la bicicletta con
la quale si muove in città. Non ha mai preso la patente, ed ora è decisamente
tardi per pensarci. Come ogni lunedì, da quando è in pensione, va al mercato,
in Piazza Travaglio. Le auto si sono fatte molto invadenti, e a volte ha
difficoltà nel traffico, ma andando contromano e sui marciapiedi, se serve,
riesce ad arrivare ovunque, col sole o con la pioggia, tenendo magari
l’ombrello con una mano e il manubrio con l’altra. Una volta quasi ha investito un vigile, spuntando contromano da
via Cisterna del Follo, ma lui neppure l’ha notata. A Ferrara le biciclette
sono le signore del traffico. Se non hai la bicicletta non sei nessuno, ed
infatti i ladri non si fanno sfuggire ogni occasione alla loro portata, fosse pure un
ferrovecchio. E nessuno le abbandona senza almeno un piccolo lucchetto.
A volte, il pomeriggio,
Carlo o Ethel le portano la nipotina di 4 anni, Lorenza. Carlo ha voluto
chiamarla col nome della nonna, alla quale era molto affezionato. Quando non ha
questo impegno si reca all’Ospedale S. Giorgio, un centro riabilitativo famoso
non solo a Ferrara, tanto che, tra gli altri, in agosto di quell’anno verrà
ricoverato anche Federico Fellini. In quelle stanze lei si sente utile, aiuta
giovani e anziani a ritrovare fiducia e forza di continuare, e per tale ragione
da un po’ di tempo si è fatta socia di una cooperativa di volontariato.
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il 5 aprile 2003 ad Asiago è
nebbioso, ma sarebbe meglio dire che le nuvole sono basse.
Bianca segue un gruppo di
anziani, portati in una struttura della parrocchia di San Benedetto. Il figlio
disapprova le sue scelte, perché le ripete che dovrebbe riposarsi a casa sua,
ma lei ha la testa dura, e non smette di andare dove vuole. Non è mai stata
religiosa o praticante, fedele alle idee comuniste del padre sino alla fine, ma
con il volontariato si è avvicinata al mondo cattolico, e se serve collabora
senza problemi, anche se ormai l’età non le permette di essere utile come un
tempo. A volte le piace pure litigare di gusto con una amica, che lei giudica
una beghina intelligente, e commenta sarcasticamente, per farla arrabbiare, i
viaggi che il Papa in carrozzina fa ancora in giro per il mondo. A suo modo ha
trovato la felicità
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Entra in Certosa dopo aver
parcheggiato l’auto in Via Borso, di fronte ad un fiorista. I fiori Carlo li
porta da casa, vengono dal suo piccolo giardino. Ha voluto venire da solo,
senza la moglie e la figlia. Cammina piano, diretto verso la zona nuova, dove
sono tumulati, in due loculi affiancati, i suoi genitori.
Arriva e, come ogni volta, legge le poche parole:
Arriva e, come ogni volta, legge le poche parole:
Sergio Corazza N 15
settembre 1929 M 19 novembre 2004
Bianca Gavioli N
5 aprile 1933
M 3 agosto 2012
Se la madre fosse viva oggi
compirebbe 80 anni. E non sa trattenere le lacrime pensando che lei ha voluto
portare al collo per il suo ultimo viaggio quella collana di granato che lui ed
il padre le hanno regalato ormai 40
anni prima. Non se ne era mai separata.
Silvano
C.©
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
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