Ernesto, quanto può la
pazzia esserci di aiuto?
Quanto credi invece sia
utile dichiararsi sani di mente e normali, quando poi non si sa definire la
normalità se non come osservanza acritica di regole?
Eppure vedi bene cosa
succede, lo vedi anche tu, che non ti interessi di matematica e di statistiche,
come nessuno possa dirsi sano al 100%, o parimenti malato al 100%.
Io non riesco, neppure nel
peggiore idiota, a non trovare una goccia di saggezza o di giustizia, ché a ben
pensarci è la grandezza dell’essere umano. A volte credo che tu abbia capito
ben prima di quanto lasci intendere, e mi fai parlare a vuoto.
Tu associ all’amicizia un
valore relativo, mai assoluto. Io invece passo da un estremo all’altro,
nell’arco della stessa giornata magari, e tendo a dare giudizi lapidari anche
su questa grandezza e debolezza del nostro animo.
Mi spiace per i giovani che
soffrono pene indicibili, e che solo col tempo vedranno quanto queste fossero
solo fantasmi. Il coraggio però lo ammiro, anche il coraggio di sbagliare, di
compiere gesti osceni o meschini, di sprofondare nel buio più profondo, sino a
rischiare di perdersi irrimediabilmente. Allo stesso tempo però, e mi è
difficile spiegare questa incongruenza, giudico stolto il buttar via sé stessi,
non avere davanti un disegno, una meta precisa che giustifichi anche la
peggiore aberrazione, come se fosse un filo di Arianna, una sottile linea che
separa pazzia buona da pazzia cattiva.
Forse un modo per
distinguere è la buona fede, Ernesto, o forse l’onestà.
Immagine: Wikimedia Commons
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Silvano C.©
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
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