venerdì 26 luglio 2013

Non ci casco più


È da quando ero ragazzino che vedo questi personaggi che nel bestiario umano sembrano camaleontici ma sempre uguali a sé stessi.
La critica acuta, mordace, ironica o cattiva, ruffiana o ammiccante, espressa con l’aria di chi è tuo amico, sta dalla tua parte, dalla parte dei deboli e della giustizia, ma che si esprime sempre con un attacco, mai un consenso pur se minimo a chi vorrebbe le stesse cose magari, ma sul serio, cercando di farle insomma, nei limiti reali e contingenti, esponendosi quindi alle critiche di questi campioni da bar, da lite politica in televisione o da guru su social network.
Confesso che sono stanco di questi giochetti.

Ai tempi del mio ingresso nell’età matura (si fa per dire ovviamente, perché maturo non lo sono neppure ora) ricordo alcuni ragazzi di successo con le ragazze (cosa che ho sempre invidiato loro, ovviamente) molto attivi politicamente, sempre pronti a trovare motivi per “distruggere il sistema”, era quello il linguaggio di quei tempi. Pochi anni dopo ho visto molti di questi idealisti disinteressati trovare posti sicuri e di prestigio nell’azienda di papà, nell’ente pubblico, o fare un’inversione a 180° e diventare più reazionari di quelli che un tempo combattevano. A volte alcuni di costoro, più importanti, mentre coloro che avevano convinto venivano arrestati, se ne fuggivano all’estero, ad esempio in Francia, e malgrado questo continuavano a pontificare di lotta e di rivoluzione, ma al sicuro e ben protetti.

Recentemente ho visto accalappiare da questa genia di sobillatori in mala fede una marea di giovani insoddisfatti della situazione politica, facendo balenare una nuova speranza di mutamento, uno tsunami populista che avrebbe dovuto travolgere tutto e tutti, eliminando sindacati, conquiste del passato, partiti di sinistra e quant’altro. Ammetto che è difficile approvare in toto l’operato di un governo, di questo in particolare, nato da un'emergenza politica in primo luogo, ma raccontare storie demagogiche non porta da nessuna parte e non fa ridere nessuno, anche se a dirigere tutto questo c’è un ex comico.

Non mi interessano neppure i movimenti o i partiti che appartengono ad una persona sola, e sono ormai la maggioranza, in Italia. Io voglio un partito o un gruppo politico vivo, che al suo interno veda un dibattito ed uno scontro, non la fedeltà alla linea, come ai tempi della vecchia URSS. Non ci casco più, dicevo, non rinuncio alle mie idee, e non cedo alle lusinghe di chi vuol dividere la sinistra. Non amo l’opposizione dura e pura che è solo distruttiva.
E non cedo neppure a chi gioca al tanto peggio tanto meglio, per far fallire il nostro modello di convivenza civile. L’Italia ha enormi problemi, ma nel mondo non sono tanti i paesi dove i poveri o i più deboli vivono meglio che da noi. Non certo gli USA, dove se non hai soldi non vali nulla, e non ti è concessa neppure la minima assistenza medica di base.

Vivo con dolore la mia situazione, quella della mia famiglia, perché non sono ricco, non ho conoscenze importanti, anzi, mi isolo schifato da molte cose, perché vedo le ingiustizie che colpiscono le donne, i bambini, i deboli, i vecchi, i gay, le lesbiche, gli stranieri onesti, i lavoratori precari, i giovani e così via.

E basta, perché a pensare a queste cose mi prende la rabbia, anche perché a volte mi rendo conto che per alcuni giovani il fascismo era bello, ed allora stiamo solo perdendo tempo, e spero solo che non ci caschiamo tutti di nuovo.

                                                                                    Silvano C.©


( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

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