Leggo dall'Enciclopedia
Treccani in rete: Specie o. Specie adattata ad ambienti in cui la disponibilità
delle risorse varia in modo discontinuo, e caratterizzata da grande capacità di
dispersione e da alti tassi riproduttivi.
Nei miei passati studi tra
queste specie legate in qualche modo all’uomo ho trovato topi, gabbiani,
ortiche, e diverse altre.
Tentare un allargamento del
concetto al comportamento opportunista umano è assolutamente scorretto, e
cadrei nell’errore opposto di chi attribuisce sentimenti e reazioni umane agli
animali, come se vivessimo in un cartone di Disney.
Quindi, ben sapendo che
quello che dico può essere facilmente smentito, anzi, rinfrancato da
questa considerazione, affermo che un
comportamento opportunista nel senso biologico ed ecologico io lo vedo in certi
gruppi umani marginali, che vivono ai confini delle leggi e della convivenza
ordinata, in grado di sopravvivere alla società stessa in caso di una sua
implosione, ma che contemporaneamente sono esposti e vulnerabili se attaccati
direttamente dalle forze organizzate della struttura costituita, dal potere
insomma, che difende prima di tutto sé stesso, e solo dopo le persone che ne
giustificano la presenza.
Il Contratto Sociale per
alcuni non è mai esistito, e quindi ogni sua conseguenza è semplicemente
incomprensibile. Io visceralmente sono dalla parte della Società, della
convivenza. Sono arrivato a questa convinzione sia in modo razionale che
irrazionale, ne sono abbastanza sicuro, tuttavia non riesco a negare del tutto
le ragioni emarginate degli “opportunisti”. È per quello che, ascoltando alcune
canzoni di De Andrè, non posso fare a meno di iniziare a sognare un mondo
anarchico e completamente libero, oltre ogni buonsenso.
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
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