Le finestre sono chiuse con
gli scuri mentre la porta invece oppone alla calura estiva solo la pesante
tenda, e basta poco per scostarla e passare. In casa filtra poca luce, e forma
raggi precisi che vanno a colpire i poveri oggetti e i pochi mobili, e nel
percorso mostrano il moto inarrestabile della polvere che aleggia anche nella
più silenziosa calma.
I muri sono spessi, pesanti,
costruiti in mattoni rossi e calce. Il pavimento è ottenuto dagli stessi
mattoni apparentemente, solo più lucidi per il calpestio. Il soffitto è formato da
grosse travi a vista, e, sopra di queste, le assi che fanno anche da pavimento
per le stanze del piano superiore. La struttura
trattiene all’interno, a lungo, anche nel pomeriggio, un po’ del fresco della
notte.
Sono passati ormai quasi
otto mesi da quel 16 novembre, quando è arrivata la prima scossa. Da allora la
terra non ha mai smesso di tremare, solo sembra che ora lo faccia in modo
indolente, prendendosi lunghi periodi di riposo.
Orsino non può lamentarsi
della sua personale situazione, malgrado attorno a lui non regni più la
tranquillità e anche l’allegria che ancora l’estate precedente, quella del
1570, allietavano la sua casa. Ora sono tutti fuori, nei campi o a seguire gli
animali, perchè bisogna pensare anche a loro. Sarebbe fuori anche lui a lavorare,
se l’età e gli acciacchi glie lo permettessero. Da diversi mesi lui ed i suoi
ospitano la famiglia dei vicini, che hanno avuto la loro casa seriamente
lesionata, ed ora stanno in tanti in quelle loro poche stanze. Ma sono stanze
sicure, ed è normale aiutarsi quando la natura sottopone a queste prove.
L’unico motivo che ora lo fa
sorridere è pensare che adesso vive con loro, sotto lo stesso tetto, Dorotea, la nipote di Prudenzio, e che questa è da anni nel cuore di
Ottavio, suo nipote. Ai due giovani la tragedia che ha colpito la città appare
lontanissima, e la cosa è tanto evidente a tutti che è motivo di conforto
per entrambe le famiglie, costrette a coabitare.
Fuori la vampa brucia la
pelle, il sudore bagna la pelle, e chi segue il carro tirato dai buoi a volte
cerca una zona d'ombra, sotto un pioppo, ma chi è chino al raccolto non ha
possibilità di fuggire, e si ripara sotto enormi cappellacci di paglia.
Dicono che anche i Duchi non
vivano più in castello, ma sotto grandi tende, come se fossero impegnati sul
campo in battaglia, lontano da centri abitati. Orsino, che ha vissuto tanto,
ora ricorda che ha anche incontrato, quando era più giovane, la duchessa
Renata, quando lei stava a Consandolo, circa 20 anni prima. Capisce che vive un
momento di passaggio, ma sa pure che non vedrà cosa riserva il futuro ai suoi
ed alla sua città. Del resto, si consola, quando mai un uomo può vedere gli
sviluppi del tempo? È sufficiente aver vissuto il proprio momento, perché altro
non ci aspetta.
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
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