Dicono che per giudicare un
ristorante occorra vedere anche lo stato dei suoi servizi igienici, e la mia
scarsa esperienza personale in effetti lo conferma.
Bisognerebbe poter visitare
pure la cucina, ma questo non è consentito ai normali clienti, e quindi rimane
una zona grigia, inaccessibile, della quale tuttavia dobbiamo tener conto.
Con le Città, le Regioni o
gli interi Paesi un simile metro di civiltà è perfettamente trasferibile,
andando stavolta a guardare le periferie e le zone degradate. Occorre cioè
giudicare non solo partendo dai monumenti storici e dai centri residenziali
dell’elite, ma verificando come vivono i poveri, gli umili, le classi meno
fortunate.
Un degrado fisiologico, un
imbarbarimento in alcuni luoghi fa parte delle nostre contraddizioni di esseri
umani. Quando tuttavia si avverte una mutazione sociale, nel senso che le aree
degradate si restringono o si allargano, allora scattano una soddisfazione
oppure un allarme che a volte si amplificano anche in modo irrazionale.
Quando ad esempio troppi
trovano normale gettare rifiuti ovunque capiti (e parlo di mozziconi, gomme da
masticare, lattine, bottiglie, cartacce …), oppure ritengono loro diritto
appiccicare dappertutto adesivi e manifesti non autorizzati, o riempire con scritte
(liberate XXX, no tav, no guerra, no fasci, viva il duce …) o ancora trovano
facile e divertente essere vandali imbrattando muri privati e pubblici,
distruggendo arredo urbano, rovinando monumenti e cartelli, e così via, ecco,
quando succede questo, allora siamo certi di essere in presenza di una civiltà
malata. Che questa sia curabile o meno non lo so, sicuramente occorre tentare.
Cosa spinge a degradare
l’ambiente nel quale si vive, a non rispettare gli altri che vivono vicino a
noi, a dare maggior peso al proprio piccolo interesse rispetto al bene comune?
Tento alcune risposte, ma
altre credo siamo possibili:
Gesti di piccoli balordi
immaturi in branco che, crescendo, cambieranno e rinsaviranno.
Lotta politica
apparentemente democratica, ma che non accetta le modalità democratiche.
Protesta di chi non possiede
nulla, e quindi nulla ha da difendere o da perdere.
Ignoranza e/o disinteresse,
perché non si hanno altri modelli di vita.
Provenienza da culture
degradate, e quindi ancora in fase di civilizzazione.
Fallimento della scuola
pubblica e privata, e paradigmi sbagliati imposti dai media.
Peggioramento delle
condizioni economiche generali e contemporanea presenza di demagogia e
populismo che soffia sul fuoco dello scontento, senza offrire soluzioni.
Inutile aggiungere che io
vorrei periferie vivibili e decorose, accoglienza per chi la chiede e rispetto
delle nostre leggi per una civile convivenza.
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
eppure, in un paese non certo più culturalmente evoluto (erano i tempi del maestro Manzi), l'Italia anni 50 e 60 era diversa, erano diversi i modelli, ed eravamo ricchi solo di speranze. Silvano C
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