mercoledì 19 giugno 2013

finestre

Sono le 7 di sera. Spegne le luci della stanza, prepara lo strumento sul treppiedi e lo punta. Di fianco, sul davanzale ha il quadernetto per i suoi appunti, un raccoglitore ad anelli con fogli multicolori a quadretti da 4 mm, un pennarello punta fine Pilot ed una microtorcia led.
Claudio è un metodico, introverso e timido per alcuni, serio nel suo lavoro in ferramenta, ma ancora precario, assunto per periodi brevi, e mai a tempo pieno. Ormai però, ad ogni scadenza, il suo capo lo riassume, perché sa trattare con i clienti, e, specialmente con i più prepotenti o rompiscatole sembra sparire, non reagire, smontando la carica aggressiva dell’interlocutore di turno e vendendo alla fine il prodotto che fa comodo alla ferramenta.

Da quando abita da solo, in quel miniappartamento, è rimasto affascinato dalle luci del condominio di fronte, oltre il grande viale che separa il suo palazzo  da quell’edificio di 8 piani, oltre il piano terra occupato da piccoli negozi ed attività commerciali.
Ha maturato così l’idea di guardare dentro quelle finestre cedendo ad una sua antica debolezza, anche se sarebbe più corretto definirla deviazione o peggio ancora.
Ha schematizzato sul raccoglitore quel palazzo, i suoi piani, con tre appartamenti per piano (a parte il piano terra, ovviamente). Dei 24 appartamenti, uno è sempre chiuso, 5 sono uffici o studi professionali, ed altri 6 raramente offrono qualcosa di interessante da vedere.

Ora il cannocchiale è puntato sul settimo piano, al centro. Guarda. La stanza è illuminata, ma non ci sono movimenti. Si sposta verso destra, poi ancora, sino a trovare una nuova sorgente di interesse. Vede una scrivania, o così gli sembra, un computer ed un uomo di mezza età che digita, vicino alla finestra. Sembra sorrida. Resta un po’ ad osservare, scrive poche parole su un foglio, poi continua la sua esplorazione. Il piano sul quale lui ha la migliore prospettiva è il quarto, praticamente all’altezza del suo appartamento. Ai piani alti lui arriva a vedere solo se succede qualcosa vicino alle finestre, per il resto intuisce semplicemente. I piani inferiori li vede meglio, ma spesso scorge solo i piedi dei vari inquilini. Una volta al secondo ha visto per qualche mese una donna che spesso stava in mutande in giro, ma ad una certo momento si è trasferita, ed ora l’appartamento sembra affittato ad un gruppo di studenti. Non vi succede più nulla di interessante.
Il tempo passa velocemente quando si mette alla sua postazione, ma raramente trova situazioni che veramente soddisfino la sua morbosità. La ragazza del quinto piano non è in casa, ed è un peccato. Della coppia che vive a nord del quarto piano pare presente solo lei, e continua a passare da una stanza all’altra, ma non vede molto, perché lei non ha acceso luci, e spesso sparisce nell’ombra. Verso le otto sposta  tutto, accende la luce e si decide a cenare.
Le donne lo impauriscono, davanti ad una ragazza balbetta e inizia a sudare. Le spia, vorrebbe coglierle nell’intimità, superare con la fantasia la distanza che lo separa da loro.

Il giorno dopo, al lavoro, è efficiente come sempre, ma poco prima dell’ora della chiusura il capo lo chiama nel suo piccolo ufficio.

Ora Claudio sente che il mondo gli è crollato addosso. Non ha risposto alle parole che ha udito. Non sa reagire al colpo, non ha riserve di energia anche per assorbire questo. Torna a casa alla solita ora, senza mutare il percorso abitudinario.
Sale a piedi ed entra nel suo appartamento. Si avvicina alla finestra, ma non desidera più illudersi di avvicinare chi resterà sempre lontanissima. Apre i vetri, si sporge e si lascia cadere nel vuoto.
                                                                                                          Silvano C.©   

( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

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