sabato 29 giugno 2013

Vienna


Vienna è sicura, attraente, elegante e distante. La mia atavica timidezza annebbia sicuramente questo primo giudizio, e lo deforma.
Quando arriva è impossibile non notarla. Anche le colleghe l’ammirano, forse perché sembra fuori posto, sicuramente non una rivale, loro hanno già intuito.
Vengo affiancato a lei , sul lavoro, per il breve periodo che resta con noi. Le battute di tutti nei miei confronti non mancano, ma me la cavo rispondendo banalità, perché non si arriva mai a discorsi seri, e pure a me fa molto piacere movimentare l’ambiente, assolutamente consapevole che un sorriso o uno scherzo aiutano a iniziare bene la giornata, ed a superare le immancabili difficoltà e fatiche.

Rimane poco tempo, la prima volta.

Alcuni anni dopo, in un’altra occasione, eccola riapparire. La voce si diffonde ancor prima che io la veda fisicamente. Il destino la riaffianca ancora a me, e si sprecano le solite battute.
Lei sembra ancora più bella, alta ed elegante. A prima vista sembra aver sbagliato lavoro tanto è diversa dalle altre, ma a sua difesa, e tanti anni dopo, devo dire che non ha lasciato dubbi sulle sue capacità o sulla sua professionalità, né voci malevoli l’hanno criticata dopo che è andata via per la seconda ed ultima volta. Quindi è bella, intelligente e capace. Ma il dubbio mi resta dentro, sino a quando, in un paio di occasioni, inizio a capire. E questo non perché io sia particolarmente perspicace, ma per il fatto che lei parla, e mi racconta, quando si rende conto che si può fidare.

Con lei non ci provo. Sarei come minimo ridicolo. E non mi va neppure di fare battute allusive come altri colleghi più sicuri di me si permettono, sentendosi spiritosi. Queste si sciolgono prima di arrivare a lei, che le annulla con un sorriso o un semplice sguardo interrogativo.

In una prima occasione mi racconta ben poco, ci prendiamo solo le misure, e pure io mi sento molto bloccato, non sapendo esattamente come e cosa dire oltre alle solite frasi fatte.
La seconda volta però ci raccontiamo alcune cose. Io le trasmetto un po’ dell’entusiasmo che ancora provo per il lavoro, oltre che dirle sommariamente della mia vita privata, e lei parla della sua, che non è tutta splendore come appare.

È innamorata di un uomo anziano e molto ricco, intuisco sposato o comunque già impegnato. Lui la vuole elegantissima e appariscente, ed a lei questo fa piacere, ma non come anni prima, perché ora vorrebbe altro. Lei è molto legata a quell’uomo, ma non per il tenore di vita che le permette, o non solo per quello. Prova un sentimento profondo, che avverte sempre più dolorosamente squilibrato.
Io so ascoltare, quando mi dice tutto questo, ma non mi riesce di darle un aiuto serio quando mi confessa che da tempo medita di lasciare l’Italia ed accettare un incarico all’estero, anche perché si guadagna quasi il doppio che in patria, e la carriera procede più velocemente. Cerco di fare osservazioni di buon senso, ma capisco di essere inadeguato, malgrado le mie intenzioni.

Poco dopo la perdo di vista. Non so se è veramente andata all’estero, perché non ci siamo mai scambiati i numeri di telefono. Spero solo abbia trovato una sua strada, perché tutti cerchiamo qualcosa.

                                                                                                           Silvano C.©


( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

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