Premessa
indagare sul perché si
uccide una donna per il fatto che è una donna, cioè per una motivazione legata
al suo genere è importante principalmente per un motivo: realizzare una seria
prevenzione, per salvare le donne che sarebbero le prossime vittime
predestinate.
Tesi
Ogni seria azione di
prevenzione deve partire da famiglia, educazione, società civile e diritti
riconosciuti dalle leggi. Se si attuassero alcune misure che dovrebbero
appartenere ad ogni Paese moderno e democratico sparirebbe l’emergenza che
viviamo, e che le donne vivono in prima persona.
La famiglia
In famiglia avviene la
formazione principale dei giovani, ed in famiglia avvengono il maggior numero
di atti di violenza contro donne e minori. In famiglia la donna è praticamente
isolata, abbandonata talvolta in ruoli di cura ed assistenza, vincolata a
tradizioni ataviche residue dure a morire o di recente importazione. La donna
cioè non è autonoma, o almeno non quanto l’uomo. Le manifestazioni come i
famigerati family day e le marce per la vita non fanno che ribadire questo suo
ruolo succube, e la rispediscono al ruolo di “fattrice”, non padrona delle
proprie scelte. La famiglia, specialmente per il mondo clericale e di destra, è
quella fondata sull’unione tra uomo e donna. Ogni altra interpretazione è
inaccettabile. Sono quindi inaccettabili lesbiche e gay, è inaccettabile
l’interruzione volontaria della gravidanza, ed è inaccettabile che una donna
aspiri ad una indipendenza economica e personale al di fuori di una famiglia
tradizionale
L’educazione
È
almeno dai tempi del libro “Dalla parte delle bambine” che è chiaro, a chi vuol
leggere il fenomeno, che la differenza di genere è in larga misura indotta
nelle prime fasi della vita dal mondo culturale di riferimento. Il bambino deve
essere esuberante e la bambina riflessiva. Questa impostazione ci viene da
tempi antichi, e sarebbe ora, in Italia, di demolire questo pregiudizio, visto
che altrove questo è stato fatto. È una rivoluzione culturale che dovremmo
realizzare, che coinvolga famiglia, scuola, mezzi di comunicazione ed
istituzioni. Una bambina dovrebbe crescere con l’identica formazione di un
bambino, almeno per quanto riguarda le sue attese di riconoscimento, di
inserimento e di ruolo sociale. Se una bambina impara che deve tacere e subire
perché è naturale che sia così la battaglia è persa prima di essere combattuta.
La
società
Anni
fa l’uomo andava al casino, perché doveva fare esperienza, o poteva avere
avventure quante voleva o poteva, solo per sfogare il suo naturale essere. La
donna invece, ancora dopo la seconda guerra mondiale, doveva essere vergine per
il marito, ed era una puttana se aveva le identiche esperienze concesse ai
maschi. Per fortuna non siamo rimasti a quel punto, almeno per alcuni. Ma la
società muta molto lentamente, il giudizio e la morale sono macigni che si
spostano in tempi geologici, mentre il mondo con i suoi mutamenti incalza. È
ancora del tutto normale un welfare
centrato sulla donna, che cura marito, figli ed anziani senza un suo reddito
riconoscibile che la emancipi economicamente. La donna più realizzata spesso
imita l’uomo, come se quello fosse il modello, e solo poche vedono una via
personale femminile, o almeno riescono a realizzarla ed a farla accettare. Ci
mancano le strutture a sostegno di questo. Le classi sociali meno fortunate
producono sacche di arretratezza anche culturale che poi si manifestano in
comportamenti sociali reazionari ed arretrati. Non abbiamo strutture per
l’infanzia, alcune di queste sono gestite da religiosi (e quindi politicamente
indirizzate), non abbiamo stato sociale, non abbiamo un capillare servizio di
educazione alla sessualità responsabile e consapevole, non abbiamo un uguale
trattamento economico per i due sessi, non abbiamo la piena difesa della madre
quando questa è una donna che lavora, in particolare nel settore privato ed
autonomo.
La legislazione
Senza essere un esperto nel
campo è facile intuire che un intervento legislativo, in assenza di premesse
che facilitino un certo comportamento, non può essere che punitivo o, nelle
migliori ipotesi, avere semplicemente compito di indirizzo. La Convenzione di
Istanbul ad esempio ricopre questa seconda funzione. È una dichiarazione di
intenti, di facciata, che ad esempio non tocca l’aspetto religioso, e che
quindi nasce, in partenza, assolutamente mutilata ed inefficace.
Se uno Stato non ribadisce
che ogni suo atto civile deve essere al di sopra di qualsiasi manifestazione di fede
la donna non potrà mai uscire da una situazione di oggettiva sottomissione
all’uomo (uno Stato cioè deve rivendicare la sua laicità) E questo si manterrà sino a quando lei non potrà uscire da sola o non
potrà guidare l’auto, non potrà accedere ai massimi livelli delle gerarchie
religiose, per pregare dovrà separarsi dai maschi, non potrà avere più mariti,
e così via.
Anche una legislazione di
emergenza sul femminicidio appare una soluzione punitiva e non preventiva,
sicuramente non risolutiva.
Meglio diffondere cultura
antiviolenza istituendo centri di ascolto, formazione ed informazione sul
territorio, ma pubblici e statali e non gestititi da organizzazioni di parte o
da obiettori a vario titolo. Questi centri, oltretutto, sarebbero un presidio
in grado di monitorare sul territorio anche altri fenomeni oltre alla violenza
sulle donne: tossicodipendenze, abuso sui minori, devianze, dipendenze e così
via. Questo per fortuna esiste già, e funziona in molte realtà. È la sola via
che può portare a modificare la situazione, magari arrivando a proposte
operative che realizzino, nei fatti, i grandi indirizzi di principi.
Postilla - Un richiamo agli
articoli della nostra Costituzione che riguardano il tema trattato:
Art. 3 “Tutti i
cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza
distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche,
di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Art. 29 “La Repubblica riconosce i diritti
della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”.
Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”.
Art. 37 “La
donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse
retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono
consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare
alla madre e al bambino una speciale e adeguata protezione.
La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato.
La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione”.
La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato.
La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione”.
Art. 51 “Tutti i
cittadini dell’uno e dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e
alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti
stabiliti dalla legge. A tal fine la Repubblica promuove con appositi
provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”.
Art. 117 “Le
leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli
uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la
parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive”.
Silvano C.©PS - Un anonimo ha scritto: un omicidio è un omicidio, senza storie
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
un omicidio è un omicidio, senza storie
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