sabato 15 giugno 2013

sassolini


Tanti anni fa, primo incarico a tempo determinato nella scuola, in Valsugana. Io, il signor professore, vivevo in affitto, pagato in nero, e mangiavo panini sulle sponde di un torrente un paio di giorni in settimana, quando avevo orario giornaliero suddiviso tra mattina e pomeriggio. Lui, il semplice droghiere, che mi vendeva i panini, aveva una bella casa in centro, un’auto lussuosa, e andava in ferie in paesi esotici. Il mio padrone di casa di allora, in seguito, è stato indagato dalla finanza per evasione fiscale nella gestione dei suoi tanti immobili, a Levico Terme.

Ad una fiera di sapori, a Rovereto, appena introdotto l’Euro, ho comprato alcuni dolcetti siciliani ad una piccola bancarella regionale. Solo arrivato a casa mi sono reso conto che li avevo pagati una fortuna, praticamente il doppio di quanto sulle prime avevo pensato. Quel venditore ha abusato della mia buona fede, della mia leggerezza e pure della mia stupidità. Da allora non ho mai più comprato cose in questo tipo di fiere o manifestazioni.

Un giorno ho dovuto chiamare un idraulico, emergenza, lo scarico della cucina si era intasato. Nessuno disponibile se non in tempi biblici. Avevo persino contattato una ditta di spurgo che sarebbe dovuta intervenire con un camion ed una motopompa a pressione. Alla fine ho trovato una persona disponibile, è venuta dopo un solo giorno, ha fatto il lavoro, e, a quel punto, mia moglie non se l’è sentita di chiedere fattura. Questo idraulico vive in una bellissima casa con terreno, sulla pendice del monte che vedo dalla cucina del mio appartamento. L’ho vista, quella casa, col binocolo, e mi è chiaro come la mantiene.

Ho preso un caffè, molti anni fa, ad Affi, vicino all’autostrada del Brennero.
Al banco l’ho pagato 1,10 euro.

Un rivenditore di tabacchi e giornali, da alcuni anni, ha trasformato la sua attività commerciale, puntando tutto su gioco, scommesse e slot. Attorno è un via vai di persone un po’ “particolari” ma lui gira con un SUV da 70mila euro. Non so com’è casa sua.

Un piccolo negozio vende abbigliamento adatto a persone di una certa età, merce di qualità, sicuramente, ma di prezzo quasi inavvicinabile, puntando sulla pigrizia della clientela affezionata ed attempata, che non vuole o non può cercare altrove.

Ora io mi chiedo. Se molti esercizi hanno chiuso o chiudono, è solo colpa del governo e della crisi, o, in parte, in una piccola parte, certo, non c’è pure un calcolo sbagliato di fondo, o una rapacità commerciale che, alla lunga, nessuno può accettare, neppure in tempi di vacche grasse?
                                    
                                                                                                  Silvano C.©


( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

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