L’addizione può avere due o
più termini, che si chiamando addendi, sono interscambiabili tra loro, dal
punto di vista matematico, ma nella vita di tutti i giorni hanno un ordine che
devono rispettare. È poco educato ad esempio scavalcare in una fila alle Poste
chi è arrivato prima di noi, invocando la proprietà commutativa, ed è per
evitare questo genere di scortesie che si è introdotto il numerino per regolare
le attese, in molti uffici. È la prima operazione che imparano i bambini, è la
più naturale sin dai tempi antichi, è la più amata da strozzini ed usurai, da
avari e dongiovanni. Per molti anni nella nostra vita ha connotati solo
positivi, sino a quando, in una raccolta di figurine, mancano pochi pezzi alla sua
conclusione, oppure quando si scopre, con stupore, che si possono sommare pure
addendi col segno meno davanti. Sono i numeri relativi che ci aprono occhi e
mente, che ci fanno capire come, nella vita, occorra mettere in conto anche il
dolore e la mancanza, sino alla perdita di cose e persone.
L’addizione ha un
risultato, la somma o totale. È una sintesi, un modo per far stare assieme, ma,
anche questo risultato, nasconde una regola che si capisce col tempo. Si
possono sommare solo elementi simili, che abbiano attinenza. Non si possono
sommare chiodi e bottiglie. Non possiamo, in-somma, mettere assieme
amici tra loro diversi, ad esempio. Ne ricaveremmo solo imbarazzi, non una
macedonia di pere e fragole.
L’addizione ha un segno, il
più. E cosa ci potrà mai essere di più positivo? È il segno della crescita, del
miglioramento, della speranza illimitata, del boom, dell’accumulo e
dell’ordine. Ordine, beninteso, che non accetta discussioni. In economia questa
idea può trasformarsi in una maledizione, perché nulla è mai sufficiente, ci
sarà sempre qualcosa di più conveniente. È il segno dell’insoddisfazione, della
bulimia. È il segno che maggiormente
dimentica gli altri. È per questo che è un segno infantile,
della giovinezza dell’uomo o dei popoli.
L’addizione gode di varie
proprietà. Di una di queste, la
commutativa, ho già scritto. L’associativa si presta a far calcolo a mente
veloce, aiuta a cogliere differenze e somiglianze, per iniziare a raggruppare
ed a classificare, stimolando una spinta innata in molte persone dare giudizi.
Talvolta pregiudizi. La proprietà dissociativa invece ti pone dei dubbi, ti fa
crescere, ti fa riconsiderare quanto ti sembrava logico e pacifico per
raggiungere una nuova visione, o consapevolezza. È la proprietà che emenda dai
difetti l’addizione e il nostro ragionamento, e, cosa incredibile, non muta il
risultato finale. Un filosofo quindi suggerirebbe, a questo punto, di diffidare un pò
di quanti affermano cose giuste, ma di analizzare piuttosto chi siano questi,
e come abbiano raggiunto tali conclusioni.
L’addizione ha un algoritmo
primitivo, ed il pallottoliere è utilissimo per apprenderlo. Non è
un’operazione da sottovalutare tuttavia. A tal proposito mi sono dimenticato dello
zero, che gli antichi romani non conoscevano ancora, beati. Lo zero, come
addendo, non muta la somma, è l’elemento neutro, tecnicamente. Ma provate, in
un gruppo di lavoro, ad inserire una nullità, e verificate di persona se è vero
quanto asserito, e cioè che tale nullità non sia di alcuna utilità. Il gruppo
di lavoro difficilmente manterrà il suo standard nei risultati attesi, la
somma, ma si innescheranno dinamiche che rallenteranno il gruppo, se la nullità
non accetterà di contribuire, secondo le proprie capacità.
Quindi, come sapevano i romani, meglio che nessuno si ritenga uno zero, o sia trattato da zero. Qualcuno mi suggerisce infatti che: "la società odierna tratta come "0" una gran parte di persone: diversamente abili, anziani, bambini..." ed io non posso che far mia questa giusta osservazione.
Quindi, come sapevano i romani, meglio che nessuno si ritenga uno zero, o sia trattato da zero. Qualcuno mi suggerisce infatti che: "la società odierna tratta come "0" una gran parte di persone: diversamente abili, anziani, bambini..." ed io non posso che far mia questa giusta osservazione.
Chiedo infine venia se, da ferrarese, vi invito a cercare
informazioni sull’addizione erculea. Non potete ignorare Biagio Rossetti, Ercole
I d’Este e la "prima città moderna
d'Europa ".
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
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