domenica 16 giugno 2013

Proprietà delle 4 operazioni: L’addizione



L’addizione può avere due o più termini, che si chiamando addendi, sono interscambiabili tra loro, dal punto di vista matematico, ma nella vita di tutti i giorni hanno un ordine che devono rispettare. È poco educato ad esempio scavalcare in una fila alle Poste chi è arrivato prima di noi, invocando la proprietà commutativa, ed è per evitare questo genere di scortesie che si è introdotto il numerino per regolare le attese, in molti uffici. È la prima operazione che imparano i bambini, è la più naturale sin dai tempi antichi, è la più amata da strozzini ed usurai, da avari e dongiovanni. Per molti anni nella nostra vita ha connotati solo positivi, sino a quando, in una raccolta di figurine, mancano pochi pezzi alla sua conclusione, oppure quando si scopre, con stupore, che si possono sommare pure addendi col segno meno davanti. Sono i numeri relativi che ci aprono occhi e mente, che ci fanno capire come, nella vita, occorra mettere in conto anche il dolore e la mancanza, sino alla perdita di cose e persone.

L’addizione ha un risultato, la somma o totale. È una sintesi, un modo per far stare assieme, ma, anche questo risultato, nasconde una regola che si capisce col tempo. Si possono sommare solo elementi simili, che abbiano attinenza. Non si possono sommare chiodi e bottiglie. Non possiamo, in-somma, mettere assieme amici tra loro diversi, ad esempio. Ne ricaveremmo solo imbarazzi, non una macedonia di pere e fragole.

L’addizione ha un segno, il più. E cosa ci potrà mai essere di più positivo? È il segno della crescita, del miglioramento, della speranza illimitata, del boom, dell’accumulo e dell’ordine. Ordine, beninteso, che non accetta discussioni. In economia questa idea può trasformarsi in una maledizione, perché nulla è mai sufficiente, ci sarà sempre qualcosa di più conveniente. È il segno dell’insoddisfazione, della bulimia. È il segno che maggiormente  dimentica gli altri. È per questo che è un segno infantile, della giovinezza dell’uomo o dei popoli.

L’addizione gode di varie proprietà. Di una di queste,  la commutativa, ho già scritto. L’associativa si presta a far calcolo a mente veloce, aiuta a cogliere differenze e somiglianze, per iniziare a raggruppare ed a classificare, stimolando una spinta innata in molte persone dare giudizi. Talvolta pregiudizi. La proprietà dissociativa invece ti pone dei dubbi, ti fa crescere, ti fa riconsiderare quanto ti sembrava logico e pacifico per raggiungere una nuova visione, o consapevolezza. È la proprietà che emenda dai difetti l’addizione e il nostro ragionamento, e, cosa incredibile, non muta il risultato finale. Un filosofo quindi suggerirebbe, a questo punto, di diffidare un pò di quanti affermano cose giuste, ma di analizzare piuttosto chi siano questi, e come abbiano raggiunto tali conclusioni.

L’addizione ha un algoritmo primitivo, ed il pallottoliere è utilissimo per apprenderlo. Non è un’operazione da sottovalutare tuttavia. A tal proposito mi sono dimenticato dello zero, che gli antichi romani non conoscevano ancora, beati. Lo zero, come addendo, non muta la somma, è l’elemento neutro, tecnicamente. Ma provate, in un gruppo di lavoro, ad inserire una nullità, e verificate di persona se è vero quanto asserito, e cioè che tale nullità non sia di alcuna utilità. Il gruppo di lavoro difficilmente manterrà il suo standard nei risultati attesi, la somma, ma si innescheranno dinamiche che rallenteranno il gruppo, se la nullità non accetterà di contribuire, secondo le proprie capacità. 
Quindi, come sapevano i romani, meglio che nessuno si ritenga uno zero, o sia trattato da zero. Qualcuno mi suggerisce infatti che: "la società odierna tratta come "0" una gran parte di persone: diversamente abili, anziani, bambini..." ed io non posso che far mia questa giusta osservazione.

Chiedo infine venia se, da ferrarese, vi invito a cercare informazioni sull’addizione erculea. Non potete ignorare Biagio Rossetti, Ercole I d’Este e la "prima città moderna d'Europa ".



                                                                                                            Silvano C.© 

( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

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