Sembra che l’augurio più grave non sia quello della morte ma quello della solitudine. Ho scritto sembra però, e non so spiegarlo, semplicemente l’ho letto tra le frasi dei tanti libri che indegnamente insisto e leggere sia per non pensare alla morte sia per non pensare alla solitudine. La morte arriva prima o poi, non serve augurarla a nessuno, neppure anticipata; la Signora decide al di sopra di ogni nostro disegno o progetto, anche del peggiore. La solitudine invece è evitabile, è una malattia dalla quale si può guarire curando meglio i rapporti con gli altri. Hai capito il concetto, non è difficile. Quella malattia la eviti solo se invece di curare te curi gli altri. In un certo senso è controintuitivo, un po' come spiegare al bambino che per non aver paura dell’acqua deve iniziare ad abbandonarsi a lei e smettere di cercare di sfuggirle. Lei lo accoglierà, lo farà affondare un po' e poi lo aiuterà a tornare a galla, con pochi movimenti e poca fatica. Se pure tu farai così l’acqua ti mostrerà il mondo che si nasconde sotto la superficie della paura, pieno di meraviglie e colori, ben diverso da quello che immaginavi prima. Forse berrai un po', succede, forse toccherai il fondo a pochi metri e ti sembrerà di poterci quasi camminare, e ti verrà il desiderio di raccogliere quel grosso sasso che ti sembra carino da portare a riva. Ecco, quello no. Quello non puoi farlo, se prendi il sasso poi non torni a galla, e devi scegliere. Ti conviene lasciare il sasso nel mare e tornare a riva ammettendo di aver imparato una lezione per il futuro.
Silvano C.©
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