La terra di nessuno ha un valore simbolico, rappresenta la linea, o meglio lo spazio, che separa una realtà da un’altra che le sta accanto. Le due realtà concordano che in quello spazio nessuna delle due abbia diritti superiori all’altra, ed entrambe per paura, convenienza o situazione di fatto non intendono entrare. In tempo di pace il significato è quello di confine segnato e accettato. Superato il confine si entra in una diversa realtà, cambiano alcune condizioni. Esiste anche un tempo che in qualche modo è assimilabile concettualmente allo spazio, ma non è esattamente di nessuno. C’è stato un tempo con noi. È durato molti anni, non pochissimi ma neppure troppi. Potrebbe durare ancora oggi, ma così non ci è stato concesso. Tra il tempo con noi e il tempo senza di noi io mi ritrovo in questo tempo con me e senza di te. Non è particolarmente piacevole anche se non nego che alcuni momenti belli li ho vissuti anche dopo quel 17 dicembre del 2016, momenti nei quali eri diversamente presente, ma comunque presente. Cerco ancora di capire cosa si intende per elaborazione del lutto, e quello che ho capito ieri già oggi non mi convince. Insomma, non so elaborare come tutte le persone normali, ammesso che esista la normalità e che questa sia codificata, anche se ne dubito. Non sono una persona normale, non sono affidabile, non mi accontento e non mi adatto, sono irritabile e racconto storie, cerco un equilibrio come lo cercò Battiato e a volte l’ho solo sfiorato. La cosa essenziale comunque, è che non so elaborare un bel nulla, semplicemente lascio che il tempo trascorra e svolga il suo sporco lavoro di nascondere e offuscare e cambiare. Inutile insistere su questa faccenda però, il concetto è chiaro, arriverà anche un tempo senza di noi e intanto sono nel tempo di passaggio. Ciao, Viz.
Silvano C.©
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