Quello che rimane impresso come perfetto, che si ricorda come unico e inimitabile e che diventa col tempo un modello che a molti sarà impossibile tentare di ripetere all’inizio non era così. Durante le fasi iniziali, quando il regista discuteva col produttore e gli attori interpellati magari rifiutavano la parte le premesse non erano tranquille. La sceneggiatura veniva modificata prima e durante la lavorazione. Qualcuno continuava a creare problemi arrivando in ritardo o pretendendo più visibilità o rifiutando di recitare senza certi fiori nel camerino. Non sempre, ovviamente, ma il film che oggi tutti conoscono quasi a memoria non è solo quello che ci è arrivato sulla pellicola, o su altri supporti, per niente. Qualcuno fece uscire notizie, mentre la lavorazione procedeva, che raccontavano di litigate e porte sbattute, di ripicche e pretese assurde. Non mi riferisco a nessun film in particolare, ne ho in mente molti, ognuno a suo modo diverso ma simile sotto questo aspetto. Probabilmente si tratta solo di vita, nella vita è normale ripensare all’età dell’oro come se fosse veramente esistita, rimpiangendola. Non era così vivendola. L’età dell’oro comprende anche le imperfezioni e il dolore, pure la morte di qualcuno. Le volte nelle quali ho avuto un ruolo che mi ha permesso di osservare dietro le quinte di avvenimenti abbastanza importanti, non molti ad essere onesto, mi hanno fatto capire che i sorrisi potevano nascondere altro. Ma non dico nulla di nuovo, non credo di aver mai detto, fatto o costruito nulla di nuovo. Solo mi piace continuare a parlare con te. Ciao, Viz.
Silvano C.©
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