Parte della vita, da un certo momento imprecisato e diverso per
ognuno, è una continua elaborazione del lutto destinata a non finire mai, forse
solo ad essere trasmessa per via ereditaria ma non con eguale modalità o
intensità. In questa ipotetica trasmissione da una persona all’altra dovrebbe
agire una sorta di evoluzione che probabilmente è anche ciclica, riprendendo il
già vissuto da altri, e questo credo spieghi come gli psicologi possano
affrontare tale situazione con i loro assistiti. I meccanismi della memoria
legata al lutto hanno schemi che si possono leggere perché il loro linguaggio elementare
è universale. Detto questo c’è un momento nel quale ognuno diventa consapevole
di una mancanza determinante, insostituibile, enorme. Anche prima erano
avvenute perdite, ma non di tale soggettiva portata. Prima tutto sembrava
accettabile, doloroso ma naturale. Dopo i parametri cambiano. Diventano
evidenti il prima e il dopo, e l‘impossibilità di tornare indietro. Nulla di
nuovo, Viz. L’alternativa è fare il passaggio, diventare per altri e in modo
preventivo l’oggetto dell’elaborazione del lutto. Ciao.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la
fonte, grazie)
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