Apro il cassetto e prendo il primo strofinaccio, quello che mi
serve, quelli sporchi sono pochi e sono già pronti nel cesto della biancheria
da lavare. Nell’armadio la camicia che voglio mettere è esattamente quella, e i
prossimi giorni so già quali indosserò e quali invece sono da lavare. Sempre
poche, meno di una decina, le solite. Per i libri stratifico in modo indicibile
e non trovo mai quelli che ricordo di possedere e so di aver messo da qualche
parte, ma non c’è verso di trovarli se non quasi per caso, a parte quelli di
uso più costante, non troppi. Con le attrezzature da cucina la stessa cosa. Un
tempo, con te e con più desiderio di provare e assaggiare piatti nuovi, avevo
mille attrezzi che col tempo ho smesso di usare. Alcuni hanno sempre avuto
un’utilità dubbia, altri sono stati acquisti poco oculati ed altri ancora
regali non sempre ideali. Ma ricordi quando andavamo in vacanza e ci portavamo
appresso praticamente la casa intera? Col camper ci sembrava normale, poi
finivamo per indossare sempre la stessa biancheria e le stesse magliette perché
la sera lavavo ciò che avevamo indossato di giorno e, il mattino dopo, tutto
era asciutto o quasi. Avevamo persino il piccolo ferro da stiro, credo mai
usato. La cosa che pensavo raccogliendo il bucato ormai da riporre perché il
sole non è mancato dopo averlo steso, è che io stratifico, e un tempo
stratificavamo assieme, accumulando oltre il necessario e senza mai disfarci di
ciò che non usavamo quasi più. Ogni tanto, lo ammetto, qualche angolo di casa
lo affronto e butto o riciclo. La realtà è che ancora oggi vivo accontentandomi
della superficie, solo raramente mi spingo sotto, non sono un geologo. Coi ricordi
è diverso, insisto a scavare molto oltre il consentito dalla sanità mentale, ma
in quel caso mi ritengo un basagliano autoassolvendomi. Ciao, Viz.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la
fonte, grazie)
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