Scavare sia realmente sia metaforicamente è un’attività che non
disprezzo, anche se la coltivo in modo poco razionale e lasciandomi prendere da
amori o semplici infatuazioni casuali e scordando ciò che sarebbe più
importante. Approfondire e capire un rapporto solitamente mette al riparo anche
gli altri da possibili delusioni, e purtroppo questo mi è successo sin da
giovane con persone fondamentali, a partire dalla mia famiglia. Scavare in
questo senso significa cercare un nesso, entrare in empatia e immedesimarsi nei
pensieri altrui superando l’immancabile egoismo centripeto, del quale sono un
campione. Poi qualcuno dirà che anch’io sono stato ripagato con moneta simile,
ma questa è altra storia. A volte è necessario scavare nelle vite altrui,
magari limitandosi ad approfondire solo con poche persone ma senza dimenticare,
almeno un po', nessuno. E scavare anche dentro di me, ovviamente, magari con l’aiuto
esterno di amici e occasionalmente di professionisti. Ricordi, ne sono sicuro,
di quando ti spiegavo che secondo me era meglio un amico di uno psicologo, ma
questo ormai fa parte del nostro comune passato. Scavare necesse, potrei
dire, e mi viene da aggiungere una postilla, che è quella di sapersi fermare in
tempo. Nella realtà è logico scavare la terra sino a quanto serve per le
fondamenta, per la fossa, per un piccolo canale di scolo. Anche in una ricerca
in biblioteca quando si è trovato ciò che si cercava si smette di sfogliare
libri sul tema e si passa ad altro. Nella metafora è bene fermarsi quando si
arriva allo strato roccioso oltre il quale non è utile andare per non farsi
male o per non far male agli altri. Occorre accettare l’imperfezione, bere
l’acqua anche se contiene qualche impurità perché l’acqua distillata va bene
per il ferro da stiro a vapore ma non per dissetarsi. Ciao, Viz.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la
fonte, grazie)
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