Sulla tavola ci sono piatti forti e contorni. Se il pranzo si
consuma al ristorante ed è ben curato ogni portata sa stare al suo posto e
nessuna prevale sulle altre se non per il gusto personale che il ristoratore
tuttavia non può conoscere quando il cliente è occasionale. In quel caso la
sapienza è nascosta in un menù non rigido e sufficientemente variato per
permettere all’ospite di modificare secondo le proprie preferenze o alcuni
immancabili rifiuti l’insieme del pasto. Solo in alcune occasioni molto
speciali ci si lancia ordinando antipasti, primi, secondi con contorni, dolci e
frutta, liquori e quant’altro, e magari in quei casi si esagera anche con i
vini. Quando il pasto è consumato in famiglia o tra persone che conoscono i
gusti degli invitati magari l’ampiezza delle scelte è quasi inesistente ma ogni
piatto rientra a pieno titolo nella tradizione e nel gusto personale, si tratta
allora semplicemente di dosare e saper limitare o esagerare a seconda dei casi
e delle occasioni. L’analogia tra un pranzo e la vita in fondo è tutta qui. Esattamente
come in casa o al ristorante abbiamo davanti scelte sulle quali possiamo
intervenire solo dopo che la cucina ha prodotto il risultato. La vita ha
preparato le cose e noi, se siamo fortunati, possiamo decidere di preferire
l’una o l’altra. Faremo la scelta giusta? E se invece avessimo scelto l’altra
strada? In effetti tuttavia la vita, a ripensarci, non è facile come un pranzo
nel quale scegliere i piatti. Capito mi hai? Ciao Viz.
Silvano
C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la
fonte, grazie)
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