“Prima di scendere prendi le chiavi, che poi se esco pure io tu non
entri”. Questo dicevo e pensavo, ma era una vita fa. Quando rientravi tu eri
solita chiedere “C’è nessuno?”, e pure questo avveniva una vita fa. Ora il tuo
posto, letteralmente, a volte lo occupa una gatta. Lei non è consapevole di
quello che è avvenuto prima, e del resto non solo i gatti ma anche le persone
non sanno molto di chi è passato prima di loro magari negli stessi posti. Sono
convinto che, ad esempio, se fosse possibile per qualcuno tracciare tutti i
percorsi a piedi a Venezia realizzati nel corso degli anni e visualizzarli su
una pianta della città si creerebbe un groviglio di nodi nei quali le linee si
incrociano e magari per certi tratti si sovrappongono. E se poi prendessi tutte
queste cartine con le visite a Venezia di più persone, come quelle di mia madre
e mio padre, le mie, le nostre assieme, le tue prima di conoscermi e via
continuando sarebbe impossibile distinguere chi e quando è effettivamente
passato in quella stradina o su quel ponte. Ecco perché la gatta quando sceglie
quel punto del divano, della poltrona o del letto obbliga le linee del tempo e la
memoria a capire che chi c’era allora e ora non c’è più, mentre la stessa
memoria vorrebbe sovrapporre e non rimuovere mai nulla, a costo di mantenere
talmente tante informazioni da renderle tutte quasi inutili, come dopo aver
esagerato nella visita ad un museo ed aver visto troppi quadri che poi si
confondono tra loro e si perdono, come se non si fossero mai visti. Le persone
alla fine sono così? Destinate a sparire comunque? Anche se si sono conosciute,
amate, frequentate, vissute? E noi con loro, ovviamente, perché nulla, lo so,
mi rende diverso in questo da te a da tutti quelli che non ci sono più. “C’è
nessuno?”. Io per adesso ci sono, e tu?
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la
fonte, grazie)
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