È faticoso

È faticoso, si sa e pochi potrebbero contraddirmi.

È doppiamente faticoso perché tinteggiare una stanza dopo l’altra comporta spostamento di mobili e oggetti, prima pulizia sommaria, protezione con nastro adesivo adatto, plastica e carta, tinteggiatura e ritinteggiatura, pulizia defintiva e riposizionamento di ogni cosa, dopo una certa selezione di qualcosa che non si terrà più. L’avverbio doppiamente riguarda non tanto l’aspetto fisico, il lavoro insomma, ma tutto quello che comporta la cancellazione del passato ed il rischio di perdere qualcosa che non si vuole perdere. Sono sempre assurdamente convinto che se non tocco le tue cose tu rimani qui, che lasciare al loro posto alcuni oggetti ti trattenga con me. So che non ha senso, lo so, non sono tanto stupido da illudermi che se lascio un tuo abito nell’armadio o un tuo asciugamano particolare dove stava prima tu magari solo di passaggio tornerai per spostarlo o per indossarlo o anche solo per curiosare. Lo so, come so perfettamente che piangere per un film stupido costruito ad arte per ottenere quel particolare effetto non ha senso, basterebbe ragionare e scomporre analizzando bene la struttura del racconto per capire che è solo frutto di calcolo psicologico abusato da sempre. Il saperlo però non mi rende immune. Ci casco come una pera. 

Quindi è faticoso, so che anche se tinteggio un muro tu non ti allontani di più, più di quanto tu non lo sia già intendo, lo so e alla fine mi convinco che la casa andava tinteggiata, e anche rinnovata, volendo e potendo. Ciao Viz. Arrivederci.

                                                                                                            Silvano C.©

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