Attendere significa immaginare quello che avverrà.
Avere sicurezza non è possibile, praticamente mai.
Potrei agire, andare, fare. Ma poi resto.
Sono andato, ho fatto, qualche volta sì.
Senza pensarci troppo, d’istinto, a volte indovinando altre sbagliando.
Rimetto in discussione ma trattengo più di quanto mi occorre.
Non posso mantenere quello che ho perduto, o forse semplicemente spero di trovare il modo.
Ho cercato in rete chi un tempo ho frequentato, qualcuno l’ho trovato ma non ne ho ricavato alcun piacere, credo di aver sbagliato a farlo.
Una ricerca seria si fa in biblioteca per ricostruire fatti e situazioni estranee all’esperienza. Non ha senso alcuno fare ricerche su di me, sulla mia vita, su quello che è stato e mi ha riguardato. Per quello servono le persone, serve parlare con chi è rimasto.
Resto ancora ad attendere, ad immaginare, e m’illudo di modificare il futuro.
Conto i giorni e questi sembrano acquistare velocità, fuggendo più velocemente.
Non ho un vero filo conduttore, uno spirito guida, una traccia disponibile. Temo di vagare, ma dovrei essere più onesto e scrivere divagare.
Aspetto, Viz. A volte il silenzio mi pesa.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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