Un buco

Svegliandomi sono caduto in un buco. Non sono caduto semplicemente dal letto, cosa verosimile, ma in un buco. Potrei definirlo pozzo anche se non ho visto acqua, o grotta, ma non ci sono stalattiti e stalagmiti. È un buco, e tanto dovrebbe bastare per adesso, anche se tenterò di spiegarmi e prevedo con scarso successo.

Mi sono alzato e ho iniziato a fare le solite cose di ogni giorno. Ho aperto la finestra, sono andato in bagno, mi sono vestito, ho fatto colazione, ho rifatto il letto, ho sistemato in cucina, mi sono comportato esattamente come tutti i giorni, ma nel buco.

Adesso diventa ancora più difficile spiegare la cosa. Come si può essere nel buco e vivere come prima? Mi viene anche il sospetto di non esserci caduto stamattina ma qualche tempo fa.

In una libreria ho visto una cosa che non avevo mai visto prima in una situazione analoga: un quadretto a forma di teca simile a quelle utilizzate dagli entomologi e, sotto vetro, l’edizione datata di un romanzo BUR. E accanto altri quadretti simili, con altri volumi pubblicati almeno trenta o quarant’anni fa. Magari quei romanzi non sanno di essere in una teca ma pensano di essere in libera vendita come tutti nella libreria, perché immagino che anche i romanzi, a modo loro, pensino. Del resto, analogamente, chi li ha scritti pensava.

Il fatto rimane, non è in discussione che io sia in un buco e neppure che non lo sappia dimostrare. Del resto non posso neppure dimostrare che due rette parallele non si incontrano mai, e lo stesso Euclide non insisteva su questo punto.

Arrivederci Viz, noi c’incontreremo.

                                                                                                     Silvano C.©  

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