Se mi stendo su un prato estivo in una notte stellata e lontano dalle luci della città quello che vedo mi stupisce e mi fa paura. Mi sembra di precipitare in alto e non capisco come possa restare appoggiato in basso. Poi mi rendo conto che alto e basso sono solo punti di vista. E, di tanto in tanto, tra le luci fisse qualcuna si muove. Non sempre sono aerei o satelliti ma parti di universo attirate dalla Terra.
Di giorno invece tutto sembra più controllabile e i riferimenti sono monti, orizzonti al mare, case e campanili di chiese, nuvole in movimento, il Sole e talvolta la Luna. Le scie degli aerei non mancano quasi mai.
Ma cosa c’è in cielo veramente? E noi siamo il cielo stesso?
Semplificando il cielo è un ghiacciaio che, con la grandine, a volte perde i suoi frammenti grandi e piccoli. Ma è anche una fabbrica di vento, invisibile e potente, capace di spostare quasi tutto ciò che incontra sul suo percorso. Credo possa essere un enorme lago di acqua dolce, perché altrimenti non si spiegherebbe la pioggia.
Oltre il visibile a volte immagino ci sia il nulla, ma non è così. Un po' come avviene con la Signora. Quando arriva lei cosa succede, dopo c’è il nulla?
O non è che basterebbe aspettare la notte e guardare in alto per vedere che oltre a noi, dopo di noi, tra la polvere delle stelle, noi c’eravamo, ci siamo e ci saremo? Non ho mai volato ma forse volerò. Ciao, Viz.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun
problema se si cita la fonte, grazie)
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