Potrei essere un’ape operaia e vivere la mia breve vita a contatto con migliaia di sorelle, lavorare ogni ora del giorno e tentare di fare al meglio delle mie possibilità. Potrei uscire in volo, orientarmi con la luce e trovare i fiori più ricchi di nettare a colpo sicuro. Potrei evitare i pericoli grazie all’istinto innato e, al bisogno, combattere per difendere il mio alveare sino a morire. Potrei farlo se fossi nato ape, e non è che invidi particolarmente questi insetti sociali se non per un aspetto, la brevità della loro vita. Col loro orologio molto di ciò che le circonda sembra immutabile nel tempo, e questo mi affascina. Non potendo ambire all’eternità, che non saprei poi come usarla, vorrei invece conservare sempre quello che per destino sono condannato a perdere con gli anni. Potrei quindi essere un’ape ma anche un semplice uomo come sono ma innamorarmi solo di dei o semidei, essere loro figlio e quindi vivere molto meno di loro. Non sarei costretto così al dolore della perdita, quello mi sarebbe risparmiato, sarei io ad andarmene prima. Già l’ho pensato, detto e scritto che è forse per non aver amato a sufficienza che sono sopravvissuto, anche se è indimostrabile. Rimane abbastanza chiara la mia incapacità di amare veramente, ma questo è un altro discorso, che poi si muore sia amando sia non amando. Mi sono perduto come al solito e quello che penso si confonde nella nebbia. A presto Viz.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non
c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.