domenica 27 agosto 2017

sull’onda



 
Per uno strano destino quel progetto finì prima ancora di vedere la luce.
L’idea che non ebbe modo di realizzarsi sembrava perfetta, autosufficiente e assolutamente condivisibile, ma aveva un punto debole: presupponeva l’accordo di tutti.
Fu pensando a questo che Pietro, alla fine del suo primo ciclo scolastico e ancora per pochi giorni alle prese con i problemi di rapporti estivi, fonte perenne di grandi turbamenti, si svegliò un mattino presettembrino.
Già due anni prima aveva scoperto un teorema numerico che la matematica ufficiale ignorava, ed avrebbe continuato ad ignorare.
Durante una lezione di scienze del maestro aveva intuito, tempo dopo, che il movimento perpetuo era cosa banale. Bastava collegare un motore elettrico ad una dinamo che avrebbe alimentato il motore elettrico che avrebbe dato energia alla dinamo che…
Ma torniamo al progetto accennato in apertura. L’idea morta sul nascere prevedeva che ognuno accettasse di avere un segnalatore di verità visibile a tutti, e che quindi nessuno potesse più mentire agli altri. Tutti ne avrebbero avuto vantaggi, era evidente, e avrebbero accettato. Il fatto stesso di avere di fronte chi non aveva segnalatore presupponeva che potesse mentire, o avesse cose da nascondere. I bugiardi sarebbero stati isolati, e per non farsi isolare tutti avrebbero accettato.

Fu mesi dopo, ormai inserito in una nuova classe con tanti compagni mai conosciuti prima, che incontrò Franco.
Aveva abbandonato l’idea della pace universale e della sincerità assoluta per la sua incapacità di realizzare con le persone quello che, teoricamente, sembrava funzionare come una macchina perfetta.
Era stato oggetto di attenzioni di vari coetanei come destinatario finale di scherzi atroci, e sperava nel nuovo ambiente di far scordare chi era prima. Franco sembrava l’amico giusto arrivato al momento giusto. Con lui provò l’ebrezza di stare dalla parte opposta, quella dei bulli che tormentano i più deboli. Si immedesimò nel nuovo ruolo con naturalezza, compensando così anni di tormentati giorni tutti simili e senza uscita.
Molti anni in cambio di pochi mesi. Un cugino della vittima sacrificale scelta da lui e Franco li cercò, li trovò e fece loro capire, con pessime maniere, che il loro gioco era da considerarsi finito. Ed infatti finì il giorno stesso.

Pietro continuò ancora a non capire nulla della vita, a parte quella lezione fondamentale. Essere vittime o carnefici andava evitato, nessuna delle due condizioni portava vantaggi. Seguitò a immaginare invece di fare, teorizzò e si richiuse in sé stesso, consapevole che appena si esprimeva creava solo derisione. Quindi iniziò a navigare in parte sopra, in superficie, ed in parte sotto, nelle profondità vastissime del mare in perenne mutamento, tra pericoli e tentazioni, tra cedimenti, ingenuità e naturalissime debolezze.
Imparò l’arte della menzogna e della dissimulazione. Capì che apparire ha importanza, e se non si può apparire come si vorrebbe molto meglio essere invisibili, o mimetizzarsi. Quell’idea infantile di onestà assoluta, di verità esibita a tutti e di sincerità obbligata naufragò definitivamente tra le onde del mare che adesso si trovava ad affrontare.

E non sapeva ancora nuotare. Anni dopo, mentre amici si spingevano al largo, lui restava a riva, o si aggrappava ad un materassino gonfiabile. E gli venne il desiderio di colmare quella sua lacuna, di imparare a muoversi sull’acqua, e visse quel desiderio come una sfida. Imparava a conoscersi. Accettò la sfida, quando venne l’occasione, ed imparò prima a galleggiare e poi a muoversi nuotando. Dimenticò chi era stato. Iniziò anche ad immergersi ed il mare, sotto la superficie, gli apparve più trasparente di quanto aveva immaginato. Pietro era pronto per un passo successivo, e dopo aver scoperto il mare capì che doveva scoprire la vita, ad iniziare da un diverso rapporto con gli altri.

Teorizzò ancora, e questo gli rimase come vizio di fondo, come forma di pensiero, ma cominciò a dire cose con maggiore sincerità, ed a chiedere quando desiderava una cosa. Capì solo allora che per avere bisogna almeno dimostrare che si desidera, ed impegnarsi in questo. Non fu un successo immediato, ovviamente, ma i tanti no ricevuti non gli impedirono di farsi portare dall’onda e di piegarla alla sua volontà, aspettando il momento favorevole. Il resto fu solo vita. Vera vita.


                                                                        Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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