Uno
Sotto il suo gelso, all’ombra, solo un po’ infastidito
da alcuni insetti che gli volavano troppo vicini, lui se ne stava seduto su una
vecchia ma comoda poltrona di vimini scricchiolante. Era piovuto sino a due ore
prima ma ormai l’erba era asciutta e anche le foglie dell’albero non facevano
più cadere gocce. Il vento secco aveva iniziato a soffiare spazzando
via anche ogni traccia residua di nuvole in cielo.
Due
Osservava il gatto, allungato sotto una panca e
seminascosto dall'ombra. Non riusciva a capire se sonnecchiasse o se fosse in agguato pronto a balzare fuori su qualche passero che, di tanto in
tanto, si posava a terra. Anche lui sonnecchiava ed aspettava. Le palpebre
tendevano ad abbassarsi ma non voleva cedere, anche se non doveva star sveglio
per qualche motivo particolare. Sicuramente aspettava.
Tre
Le attese lo avevano sempre messo di malumore,
le giudicava generatrici di ansie. Sia che attendesse un evento piacevole -
come un incontro d’amore - sia una possibile brutta notizia - e queste sapeva
che arrivavano facendo soffrire prima e dopo - a lui non piaceva. Avrebbe voluto
saltare direttamente all’evento che gli era destinato. Eppure la vita è intrisa
di tempi di attesa, non è possibile asciugarla col vento secco e concentrarla. La
vita si vive come arriva, sino a quando se ne va.
Quattro
E che dire dell’attesa di ciò che non si
attende? Lui non aspettava nulla, aspettando. I passeri non atterravano ed il
gatto forse dormiva sul serio. Se si fosse assopito magari avrebbe pure
sognato, chi lo sa. A volte alcune idee gli erano venute dopo una notte di
sonno o dopo un breve riposo pomeridiano. Vide persone che non incontrava da tempo,
andò lontano senza muoversi dalla poltrona, incontrò lei molto giovane, si
immaginò su un materassino tra le onde del mare, immerso completamente in quello che era
stato. Iniziò a dormire.
Cinque (Il sogno)
Il luogo gli è noto, o così crede, ma non lo distingue
con chiarezza. È immobilizzato nel corpo di qualcuno, vede con gli occhi di non
sa chi, e si trova certamente in una stanza. Ora intravede un mobiletto, poi un
cassetto aperto con posate, coltelli e piccoli attrezzi da cucina, e un piano
con alcuni bicchieri. Vorrebbe guardare meglio ma gli occhi non li comanda lui,
quindi non capisce cosa sta facendo. Ora si sposta in una piccola sala. Si rende
conto che sta preparando la tavola, forse per una cena. Ma chi è lui? E chi
aspetta per cena? O chi ha aspettato? Si vede muovere come se fosse in casa sua
ma ogni cosa, pur familiare, gli sembra anche nuova, mai vista.
Non capisce neppure se rivive ciò che ha già
vissuto, o se anticipa un futuro ancora nascosto. Semplicemente è racchiuso
dentro una corazza che si muove indipendente dalla sua volontà, e non sa se prova
paura o solo curiosità. Muovendosi fa cadere una forchetta.
Sei
Un suono brusco lo risvegliò. Non ricordava cosa aveva sognato, solo piccoli brandelli di immagini che si perdevano quando credeva di
averli fermati. Nessuna idea nuova, o prospettiva, o soluzione o qualsiasi
altra intuizione utile per stabilire dove andare, cosa fare. Rimase fermo nella
stessa posizione, e gli sembrò una metafora. Non è per caso che fosse esattamente
questo che desiderava fare? Forse non voleva cambiare nulla, solo trincerarsi contro
tutto e tutti e fissare in modo irrazionale il tempo. La vita è mutamento, ma
se non muta? Niente da fare. La vita mutava anche senza la sua approvazione, doveva
arrendersi, ma ancora si trovava in un vicolo cieco.
Sette
Si sentiva come quel pollo che spuntava da dietro
la casa, disarmato ed indeciso, attento solo al presente. Gli bastava trovare da
beccare, zampettare liberamente e allontanarsi dai pericoli.
Attorno a sé non trovava più nulla da beccare, aveva
mangiato tutto. Allontanandosi dal cortile avrebbe avuto nuovo cibo, lo vedeva, ma non
si era mai spinto oltre il confine. Rimaneva a rispettosa distanza dal gatto e notava
che i passeri scendevano a terra oltre il cortile, prontissimi a riprendere il
volo al primo segnale di movimenti pericolosi. Lui però era un pollo, non un
passero capace di volare, né un gatto in grado di attaccare e, all’occorrenza,
difendersi.
Conclusione
Rimase
seduto sotto il suo gelso, all’ombra, e concluse di non essere né un passero né
un gatto. Forse neppure un pollo.
Silvano C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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