lunedì 21 agosto 2017

l’amico dell’assassino




Fare il killer non è come coltivare insalata, ma coltivare insalata, assieme a carote, pomodori, rapanelli e molto altro, offre un’ottima copertura ad un killer.
La copertura poi funziona ancora meglio se i datori di lavoro del killer non conoscono il pollice verde del loro dipendente, ed è così che si può sperare, pur facendo un lavoro decisamente rischioso, di arrivare con una buona probabilità all’età della pensione.
A. applicava rigidamente poche regole sul suo lavoro ed una di queste consisteva nel non dare confidenza a nessuno. In questo modo ovviamente metteva in conto di dover pagare un certo prezzo in termini di solitudine, ma sino ad un certo giorno accettò senza difficoltà la situazione. Solo sino ad un certo giorno.
Fu un pomeriggio trascorso sul terreno che aveva affittato vicino alla sua abitazione, nel paese dove per tutti era un agente di commercio ritirato dal lavoro, che incontrò Gualtiero. A. evitava le occasioni di incontri e le relazioni di ogni tipo, ma quel giorno, forse si era distratto. Oppure sentiva il peso degli anni.

Un soffio di vento fece atterrare tra le sue cipolle il cappello di Gualtiero, lui lo raccolse e si avvicinò alla semplice rete che divideva l’orto dal piccolo sentiero per restituirlo. Seguì uno scambio di battute, ed i due uomini si trovarono sulla stessa lunghezza d’onda, ognuno dei due incapace di trovare le parole per concludere l’incontro occasionale. E parlarono su tanti argomenti, per oltre un’ora. Il giorno seguente Gualtiero ripassò, e ripresero il discorso interrotto, e così per molti giorni di seguito. 
A. iniziò a rilassarsi con il nuovo amico, e prese a trattarlo come se lo conoscesse da sempre. Gli fu facile usare i suoi viaggi come spunto per discutere con chi non era quasi mai andato fuori dai confini di quel piccolo mondo.  A. non aveva mai avuto moglie nè figli. Gualtiero era rimasto vedovo ormai da 10 anni ed aveva una sola figlia, ormai trasferita da tempo in Germania per lavoro. Quando, sempre più raramente, A. veniva contattato per un incarico, si assentava giusto il tempo strettamente indispensabile, e in quei giorni la sua residenza era un appartamento anonimo in un condominio nella periferia del capoluogo. La motivazione che adduceva quando tornava al paese era sempre la stessa: la sua vecchia ditta di tanto in tanto aveva problemi da affrontare e lui poteva risolverli velocemente grazie al suo giro di vecchie conoscenze che ancora si fidavano solo di lui, e non dei neoassunti. La sua giustificazione suonava perfetta alle orecchie dell’amico, che per sua natura non era sospettoso e non aveva motivi per esserlo.

A. iniziò a pensare di ritirarsi definitivamente, lasciare del tutto la sua attività e sparire per sempre in quel piccolo paese fuori dal mondo. Non aveva bisogno di altro denaro e iniziava ad annoiarsi nell’eseguire sempre e solo condanne a morte. Ogni professione, alla lunga, stanca, e fa sentire il bisogno di cambiare attività, anche la sua. Inoltre sapeva di essere stato sin troppo fortunato fino ad allora; non era il caso di chiedere troppo alla sorte. Fu così che decise di non rispondere ad una chiamata, non prima di aver lasciato del tutto in ordine il suo anonimo appartamento ed aver nascosto le armi in uno dei posti che aveva individuato come sicuri nel corso degli anni. La sua scomparsa improvvisa sicuramente mise in allarme qualcuno, ma nessuno sapeva dove si era preparato da tempo il suo ritiro, e per oltre due anni visse senza problemi, incontrando sempre più frequentemente Gualtiero e spesso facendo lunghe camminate al limitare del bosco con lui, parlando sempre delle loro vite, inventate o reali che fossero.

Poi successe. Gualtiero raccontò piangendo che la figlia, che viveva in un sobborgo di Monaco, era stata coinvolta nei traffici del compagno ed era stata ridotta quasi in fin di vita da una banda locale. La ragazza non sapeva di questa doppia vita del suo uomo, e Gualtiero partì per andarla a vedere, in ospedale. Non era mai stato in Germania.
A. invece conosceva perfettamente Monaco, c’era stato molte volte, parlava quasi perfettamente tedesco e decise di partire subito dopo l’amico, senza dirgli nulla.
Arrivò, lo seguì di nascosto, vide il compagno della ragazza e anche la compagnia che frequentava. Impiegò pochi giorni a capire la situazione, e si rese conto che la sua copertura, che aveva funzionato perfettamente per due anni, ora rischiava di essere compromessa. Nel giro c’erano italiani, alcuni dei quali conosceva bene e sarebbe stato prudente che non lo notassero, ma stavolta aveva una specie di debito da pagare alla sorte ed ancor di più all’amico che aveva trovato. Le armi le aveva con sé, perché sapeva che avrebbero potuto essergli utili. Ed infatti le usò. Per l’ultima volta.

                                                                        Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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