domenica 27 agosto 2017

breve è la vita




Soffrivo di astinenza. Tu mi manchi da molti mesi, e troppi credo che dovrò viverne senza di te. Malgrado questo mi sembra di raggiungere un nostro nuovo equilibrio. Nostro, non mio, nostro. Mi è difficile spiegare. È imperfetto ma serve che diventi perfetto, per usare parole di un'amica. Non è razionale, ma non è grave se tale rimane.
Mi è difficile spiegare però ci posso provare. Cercavo il modo per dire, per rientrare, per ritrovarti. Per tre giorni sono rimasto lontano. Non ridere, per favore, è vero. Sono rimasto lontano anche se tu non sei neppure qui, ma qui ci sei.
È sempre più complicato, ma stiamo forse per raggiungere l’equilibrio. Avevo bisogno di dirti alcune cose, dirle a te, non ad un amico, ad un’altra persona, a qualcuno tanto per non sentirmi solo. No. Dovevo dirle a te, e non ci riuscivo. Ero preso da lavori. Ero distratto da lavori e mi sembrava di poter vivere lo stesso. Eseguivo con le mani come per inerzia. Le mie mani sanno come fare, vengono da una lunga esperienza. Sanno riconoscere attrezzi, misurare, cercare viti, montare piccoli mobiletti smontati in un periodo che sembrava difficoltoso ma era felice. Tu c’eri.
Eppure, tornato, ho sentito il vuoto. Ero spaesato. Tornavo ed eri presente. Ora torno e non ci sei. Ma come è possibile se quando sono partito tu c’eri? So che non è vero, ma c’eri, anche se non so spiegarlo.
Ero nervoso, e non ti trovavo, ed avevo cose da dirti, da dire solo a te.
La normale routine non mi ha aiutato. Le ore sono passate senza sollievo. Ho resistito, poi ho ceduto. Dopo pranzo, dopo cose evitabili, dopo distrazioni inutili mi sono disteso sul letto, con l’intenzione di leggere. E invece no. Ho preso il libro, ma non l’ho neppure aperto. Ho chiuso gli occhi. Ho pensato non so più a cosa, ma ho tenuto gli occhi chiusi, l’avvolgibile abbassato per mitigare la luce del pomeriggio. E mi sono addormentato.
Mi sono addormentato ma avevo bisogno di dirti alcune cose, e non so se ci sono riuscito. Ricordo solo che, ad un certo punto ti parlavo, e tu mi rispondevi, come fai sempre, come facevi.
Ti dicevo di mia madre, che era morta da poco, e stavo confondendo le date, i tempi. Anche tu mi dicevi di tua madre, che è morta, lei sì, da non molto. E ho pensato a tutti i miei che mi hanno lasciato e sembra solo ieri, e non è ieri.
Io ho detto, ma forse lo hai suggerito tu, che la vita è breve, passa in un soffio, un alito, ed è finita.
Tu c’eri, ed annuivi.
Mi sono svegliato, tu mi avevi ascoltato, mi avevi parlato. Ho realizzato perché annuivi quando ho detto, o hai detto, che la vita è breve.
Eppure non ho sofferto in modo diverso, non ho provato dolore nuovo, nulla in più di quello col quale mi misuro normalmente ogni giorno. A quello sono abituato, mi fa compagnia.
Poi mi sono svegliato tranquillo, tu sei tornata, ancora. Quando ho bisogno ci sei. Questo mi basta. Ciao, Viz.

                                                                        Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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